Le 60 lettere di licenziamento della Alfa Lum partite alla fine di marzo sono una delle fotografie più tristemente rappresentative della crisi economica e occupazionale che ha investito San Marino. Pensare che un’azienda produttiva storica come l’Alfa Lum, con scarso senso di responsabilità e lungimiranza, abbia manifestato l’intenzione di smantellare sostanzialmente l’attività produttiva, è emblematico dell’attuale momento che vive la nostra economia. Al contempo è sempre più critica la situazione dei rapporti con l’Italia, che è uno dei versanti più problematici per San Marino. Mentre non si sa nulla della firma con lo Stato italiano del tanto atteso accordo contro le doppie imposizioni, e il “Decreto incentivi” mette tutte le aziende italiane che hanno rapporti con San Marino sotto la lente del fisco, San Marino deve adottare in tutta fretta, entro il prossimo giugno, una serie di misure come l’abolizione dell’anonimato societario, maggiori controlli fiscali e procedure più snelle per le rogatorie, per evitare il rischio di entrare nella black list italiana.
Riforme, queste, che andavano realizzate prima, e inserite in un progetto più complessivo di riforma dell’economia; fatte in maniera così repentina, rischiano di riflettersi ulteriormente sui livelli occupazionali. La percezione che avvertono i cittadini, in generale, è di essere di fronte ad una svolta epocale. O si cambia radicalmente sia sul fronte interno che nella ricerca di un migliore rapporto con l’Italia e di una più adeguata collocazione internazionale, o San Marino rischia di incamminarsi verso una prospettiva di declino e indebolimento. Tra le condizioni necessarie per evitare questo rischio, ve ne sono due: coesione e progettualità.
La coesione a tutti i livelli è il primo presupposto necessario per uscire dalla crisi. Il tavolo tripartito, avviato dal Governo circa un anno fa, nelle intenzioni doveva essere lo strumento per assicurare un nuovo clima di collaborazione e responsabilità, mettendo al centro di tutto l’interesse generale del paese. Invece, si è dimostrato un sostanziale fallimento, con l’ANIS che si è sganciata da ogni responsabilità generale rifiutandosi di firmare l’accordo del 9 luglio 2009 e quindi il contratto per i lavoratori dell’industria, e con il Governo che non ha saputo esprimere l’autorevolezza necessaria per spingere la stessa Associazione Industriali alla firma.
La coesione, non raggiunta a livello sociale al tavolo tripartito, è assente anche a livello politico. Oltre agli scontri tra maggioranza e opposizione, le forze che compongono il Governo da mesi sono attraversate da continue fibrillazioni che ne rallentano l’operatività e danno un senso di ulteriore insicurezza istituzionale. Anziché affrontare in maniera stringente i problemi di San Marino, delineando le migliori soluzioni da adottare, la maggioranza è spesso rimasta ferma in verifiche interne. A questo quadro si aggiungono gli scontri tra e dentro le istituzioni, come nel caso del Tribunale e la vicenda, ancora dai contorni poco chiari, dell’azzeramento dei vertici di Banca Centrale.
Un segnale di unità, in questo scenario di disgregazione generale, è venuto proprio dal Sindacato, con la campagna unitaria “Rompiamo l’immobilismo”, ma anche con fatti come la nascita della società “CSU Servizi”, che segna un ulteriore rafforzamento dell’unità d’azione tra CSdL e CDLS nella CSU. Ma soprattutto, questo segnale viene dai lavoratori, che dimostrano un forte senso di solidarietà, responsabilità e unità intercategoriale, mettendo davanti la preoccupazione per le sorti generali del paese, piuttosto che le problematiche delle singole categorie. Segnali, questi, che tutto il paese dovrebbe prendere come esempio per ritrovare quella coesione e unità d’intenti che è necessaria per affrontare con successo le sfide che San Marino ha davanti.
La Confederazione del Lavoro, fin da prima dello scoppio della crisi, ha avviato un ampio lavoro di elaborazione in campo economico, con il “Progetto di sviluppo per San Marino 2007-2010”, il cui studio conclusivo è stato presentato lo scorso 30 marzo. Si tratta di un impianto progettuale di forte spessore e valore propositivo, che la Confederazione del Lavoro ha voluto assicurare ai lavoratori e al paese, quale contributo per offrire prospettive più certe e durature allo sviluppo economico-occupazionale e allo stato sociale. Eravamo da tempo consapevoli che la nostra economia andava riposizionata complessivamente, ben prima che venissero a cadere i capisaldi rappresentati dal segreto bancario e dall’anonimato societario. Occorre realizzare un’economia diversificata, affermare un quadro normativo in campo bancario-finanziario e commerciale compatibile con gli standard internazionali, ricercando la competitività del sistema San Marino nella qualità dei prodotti e dei servizi, con la produzione di beni ad alto valore aggiunto ed elevato contenuto tecnologico. Ciò considerando in via prioritaria le risorse umane e la formazione dei lavoratori, le principali risorse su cui investire.
Anche per fare fronte ai nuovi scenari che saranno determinati dai provvedimenti annunciati dal Governo e prima citati, è necessario raccogliere le idee che le diverse parti sociali hanno elaborato, per definire un progetto complessivo di sviluppo economico-occupazionale di elevato profilo. Sempre nel campo della progettualità, la collocazione di San Marino in Europa è uno dei principali nodi da sciogliere, ma constatiamo che questo tema non è presente a sufficienza nel dibattito politico. Riteniamo che un processo negoziato di integrazione nella Unione Europea, che parta dalla salvaguardia delle prerogative di fondo del nostro micro-Stato e della sua forte identità statuale e storico-culturale, rappresenti una scelta positiva e necessaria, che può fornire ai cittadini sammarinesi, agli studenti e alle imprese nuove rilevanti opportunità, facendo avanzare il livello delle relazioni internazionali.
La fase che precede il 17° Congresso Confederale, con il ciclo di assemblee da poco concluso e i Congressi della quattro Federazioni CSdL, in svolgimento in questi giorni, ha assunto un carattere di mobilitazione, in quanto contestuale alla campagna “Rompiamo l’immobilismo” che la CSU ha avviato fin dall’autunno 2009 per rivendicare la firma dei contratti scaduti, ad iniziare da quello dell’industria, e le misure necessarie per uscire dalla crisi. Sono i temi generali della recessione economica e del vuoto progettuale del Governo, aggravati dalle difficoltà nei rapporti con l’Italia e con il contesto internazionale, quelli che gli stessi lavoratori hanno posto al centro del dibattito in queste fasi.
I lavoratori hanno espresso ed esprimono condivisione per le proposte di sviluppo economico e occupazionale avanzate nel documento di base della CSdL e nello stesso Progetto di sviluppo della RSM. Tanto più in un periodo di crisi come quello attuale, un volano sia dello sviluppo che del potenziamento dello stato sociale deve essere l’equità fiscale, attraverso una sostanziale riforma degli strumenti di accertamento dei redditi. Circa l’annunciata riforma fiscale, tra i provvedimenti che Governo intende approvare entro giugno, la CSdL ha chiesto che sulla stessa riforma si sviluppi il necessario confronto di merito prima dell’avvio dell’iter consiliare, proprio vista la sua rilevante importanza. La CSdL si appresta, dunque, a celebrare il suo 17° Congresso con un impianto progettuale forte e di ampio respiro. Sono sicuro che anche questo Congresso saprà esprimere un gruppo dirigente rappresentativo e qualificato, in grado di guidare con equilibrio, competenza e autorevolezza la Confederazione per i prossimi anni, che si preannunciano particolarmente difficili, mettendo in campo un forte senso di responsabilità e di attaccamento ai valori fondanti della Confederazione, che sono la collegialità, l’autonomia, la solidarietà di tutte le categorie di lavoratori e pensionati e la ricerca del bene comune per il paese.