A metà tra contractors e corpo d’élite, combattono con la telnjashka, la tipica maglia a righe bianca e blu indossata sotto la divisa dai marines e dai parà, e con il nastro di san Giorgio sul petto. Ed è in gran parte merito loro se Palmira e molti quartieri di Aleppo, in Siria, sono stati strappati ai jihadisti dell’Isis e di al Nusra. Li chiamano “gruppo Wagner”, dal soprannome del loro comandante, che secondo le fonti citate dal canale russo RBK, sarebbe un ufficiale del GRU. Ovvero, dei servizi segreti russi, ai quali sarebbe affidata, in via non ufficiale, la supervisione di questa milizia, composta da ex militari appartenenti ai corpi speciali dell’esercito e della marina russa. Circa 1.600 combattenti, schierati in Siria, secondo le fonti del ministero della Difesa di Mosca citate dallo stesso network di informazione, dall’autunno del 2015. A dare per primo la notizia della presenza dei “contractors” russi in Siria era stato il Wall Street Journal nel dicembre dello stesso anno. Una notizia che fu subito smentita dal ministero della Difesa di Mosca, ma che oggi sembra essere confermata dalle indiscrezioni apparse su numerosi quotidiani russi.
Affiancare le truppe di Assad nelle operazioni militari più difficili al fine di ridurre le perdite nelle file dell’esercito governativo e sferrare offensive contro gli uomini del Califfato o i jihadisti di al Nusra nelle zone più pericolose, sono alcuni tra i compiti principali dei veterani dell’esercito russo impiegati nel “gruppo Wagner”. Se Palmira è stata liberata dall’Isis, quindi, non è stato solo grazie all’esercito di Damasco e ai raid dell’aviazione russa. Il merito, confessa un ex ufficiale a RBK, è infatti proprio di questo migliaio di uomini che opera nell’anonimato
Gli uomini del “gruppo Wagner” si addestrano a Molkino, nel territorio di Krasnodar, in un campo di addestramento adiacente alla base della decima brigata degli Spetsnatz del GRU. Al campo, che secondo quanto scrive Russia Beyond the Headlines sarebbe di proprietà del ministero della Difesa di Mosca, si accede soltanto dopo aver superato i controlli ad un check point presidiato da guardie armate con AK-74s. Il campo sarebbe attivo dalla metà del 2015, ma nessuno, fino ad ora, ha saputo della sua esistenza perché le compagnie militari private sono fuori legge in Russia.
Tuttavia i membri del “gruppo Wagner”, afferma una fonte dell’FSB, citata da RBK, non si definiscono contractors. Certo la paga è alta, più di 4mila dollari a settimana e un rimborso di 70mila dollari alle famiglie in caso di decesso. “L’obiettivo del gruppo non è fare soldi”, perché, spiega la fonte del Servizio Federale di Sicurezza al quotidiano, il “gruppo Wagner” serve gli interessi dello Stato, “che ha bisogno di forze che portino a termine operazioni sensibili in Siria”. Finora non meno di 100 militari appartenenti a questo “corpo d’élite”, come il maggiore Sergej Chupov, caduto in Siria nel febbraio del 2016, sarebbero morti nelle operazioni nel Paese, secondo quanto riferisce il quotidiano russo, mentre sarebbero soltanto 27 secondo i dati ufficiali diffusi dal ministero della Difesa di Mosca.
Mosca non avrebbe però intenzione di legalizzare questo tipo di milizie private. Piuttosto punta ad utilizzare forze come il “gruppo Wagner” per operazioni speciali all’estero, dove non è considerato conveniente il coinvolgimento dell’esercito in operazioni di larga scala. Il fatto che questi corpi speciali possano essere dispiegati in contesti in cui “l’utilizzo delle truppe regolari non risulta appropriato” risulta essere, infatti, il vero punto di forza delle compagnie militari private, secondo Alexander Khramchiklin, vice presidente dell’Istituto di Analisi Politica e Militare di Mosca, citato da Russia Beyond the Headlines. Per questo, invece di pagare agenzie di contractors stranieri, secondo il vice premier Dmitry Rogozin, è meglio finanziare una compagnia privata russa che adempia la stessa funzione. Anche se l’esperienza del “gruppo Wagner”, secondo molti, non aprirà la strada alla legalizzazione delle milizie private in Russia, che continueranno ad essere bandite. Il Giornale.it