San Marino. Parte Commissione inchiesta su Banca Cis

Nella legislatura che è partita non vi sarà più traccia del giustizialismo che ha caratterizzato la precedente. Eppure siamo di fronte ad un governo che nasce anche con la missione di fare chiarezza e porre rimedio ai torti e alle ingiustizie. Per questo non deve sorprendere lo zelo, quasi da soldati, con cui si sta mettendo mano alle questioni che più hanno fatto male al Paese con il fine di far luce su fatti oscuri. In questo solco si colloca l’insediamento della commissione di inchiesta su banca Cis e le altre banche che sarà guidata dal consigliere di Npr Gerardo Giovagnoli e che essendo paritetica sarà composta anche da: Manuel Ciavatta (Dc), Francesca Civerchia (Dc), Marianna Bucci (Rete), Alberto Spagni Reffi (Rete), Carlotta Andruccioli (Dml), Matteo Ciacci (Libera), Vladimiro Selva (Libera), Michele Muratori (Libera), Miriam Farinelli (Rf), Fernando Bindi (Rf), Sara Conti (Rf).

Presidente, può illustrare gli obiettivi della commissione di cui si è tanto sentito parlare?
“Certamente, anzitutto si tratta di una commissione già insediata nella scorsa legislatura che ha per oggetto due vicende diverse ma simili negli argomenti, il focus è su Cis, sul sistema bancario finanziario, sulle crisi che lo hanno caratterizzato. Le finalità e la scaletta sono definite per legge: c’è un tempo di 6 mesi per Cis con possibilità di richiedere eventuale proroga motivata e ci sono altri 6 mesi per il secondo tema. Le due cose non sono contemporanee, prima viene la vicenda Cis. Ereditiamo tale commissione dalla scorsa legislatura dove però la crisi ha impedito il raggiungimento di risultati, da ciò che ho potuto capire si era alle primissime fasi”.

Cosa è fondamentale perché si possano ottenere dei risultati?
“L’importante sarà mantenere la segretezza, io sono già stato presidente di una commissione di inchiesta, so cosa succede al suo interno, so quali sono i vincoli da rispettare. Inviterò i commissari non solo alla segretezza ma anche all’imparzialità e ad una riflessione sul fatto che non siamo un Tribunale, siamo dei politici, non siamo dei giudici. Questo pur alla luce di poteri di inchiesta molto simili a quelli del Tribunale”.

Con quale frequenza verrà convocata la commissione?
“Sulla base della mia precedente esperienza si tratta di una frequenza molto maggiore delle commissioni ordinarie motivata dal tempo limitato. In passato è capitato che le ultime fasi siano state molto dense, hanno richiesto convocazioni quasi giornaliere mentre nelle prime fasi ci può essere un ritmo inferiore. In generale il lavoro sarà comunque caratterizzato da ritmi intensi, anche considerato che non è un lavoro a tempo pieno ma che sono richiesti dei risultati in uno spazio di tempo limitato”.

Quale sarà il rapporto con il Tribunale?
“Il rapporto con il Tribunale sarà fondamentale, essendo una commissione di inchiesta, non si parlerà con i giornali, ci si baserà su documenti e fatti che saranno testimoniati dalle audizioni dirette delle persone (e qui il monito è che non sarà lo sfogatoio di chi vuole dire delle cose perché esse verranno rigorosamente definite dalla commissione). C’è poi il limite che alla luce del fatto che la commissione non deve intralciare il lavoro del Tribunale, vi saranno aspetti che non potranno essere divulgati nemmeno a noi e ciò ovviamente è legittimo e giusto”.

Confida in un lavoro sereno all’interno della commissione anche alla luce della posizione di una forza politica che in più di un’occasione si era espressa in maniera contraria al suo insediamento?
“La responsabilità del ruolo di commissario impone al di là delle legittime posizioni politiche di quanto già espresso, massima serietà verso il Paese e verso il Consiglio. Confido dunque nella responsabilità di ogni singolo commissario”.

Repubblica Sm