E’ possibile che a Giulianova, in provincia di Teramo, in Abruzzo, la benzina costi meno che a San Marino? No, direte voi. Invece… Erano circa le ore 20 di giovedì scorso quando, trovandomi nella zona di Giulianova e transitando di fronte ad un distributore Shell, la mia attenzione è stata attirata dalla luminosissima insegna di un distributore di benzina, della rete Shell.
Non credevo ai miei occhi: benzina a 1,509 euro al litro. Addirittura meno del pieno che, in mattinata, al prezzo di 1,529 euro al litro, avevo fatto a San Marino, in uno dei distributori sammarinesi solitamente più economici fra quelli in territorio.
In pratica, nello stesso giorno, fare benzina a San Marino costava almeno 4 centesimi di euro in più al litro che farla a Giulianova, in Italia. Certo, se consideriamo i 15 centesimi (in via di riduzione a 10) della ricarica Smac, il vantaggio di rifornire l’auto a San Marino, anche rispetto al prezzo di quel distributore abruzzese, resta tangibile e non trascurabile.
Sensibilmente più economico, invece, il costo sul Titano del diesel, che lo stesso giorno era circa 14 centesimi al litro più economico a San Marino rispetto lo stesso distributore di Giulianova. Che diventano, poi, quasi 30 considerando lo sconto Smac ancora oggi di 15 centesimi.
Ora, prima di scendere nel merito del ragionamento che voglio fare, è doverosa una precisazione: i prezzi dei carburanti variano giornalmente e, talvolta, chi compra all’ingrosso oggi può pagare un litro più caro di quanto lo pagherebbe chi, invece, magari, lo acquistasse domani. Variazioni fra distributori, quindi, sono fisiologiche e inevitabili visto che il prezzo di acquisto è la base del prezzo alla pompa dell’intera provvista che non si esaurisce certo in un giorno.
Premesso ciò, questa situazione -la benzina più economica alla Shell di Giulianova che sul Titano- mi ha fatto balenare in testa un dubbio: i prezzi sammarinesi potrebbero essere molto più bassi di quanto applicato oggi? Sì… Almeno secondo me. Quindi, mi chiedo se i distributori sammarinesi calcolino i loro prezzi di vendita dei carburanti non sul mero calcolo prezzo di acquisto, tassazione e accise più margine di utile, ma calibrano i loro prezzi sul mercato riminese e del circondario, sfruttando a loro vantaggio lo sconto Smac, nel caso sfruttato per mantenere prezzi alla pompa di pochissimo più bassi della concorrenza riminese e, conseguentemente, operando in certi periodi con margini di guadagno altissimi… Chissà…
A “fissare” il prezzo dei carburanti in Repubblica, comunque, non è solo il mercato. Gli “Accordi di buon vicinato con l’Italia”, stipulati nel 1939 e adeguati negli anni successivi fissano dei paletti invalicabili.
A regolare la questione, così -se non erro (non è facile districarsi in una legislazione in costante evoluzione quale è quella relativa all’Accordo del 39)-, oggi è il Decreto n.20 del 1975 (clicca qui), e, dal marzo scorso, il decreto che ha disposto la riduzione di 25 centesimi al litro delle accise sammarinesi, conseguente ai provvedimenti italiani mirati a far fronte all’impennata dei prezzi energetici.
In forza di questo accordo bilaterale, il Titano si impegna a “non fare concorrenza” all’Italia sui carburanti, allineando la sua tassazione a quella italiana in materia. Unica differenza sarebbe, quindi, l’applicazione della Monofase al 17% in luogo dell’Iva al 22% che grava sulle pompe italiane. Quindi, anche sul Titano si applicano accise simili a quelle italiane, in maniera fissa e non percentuale (normalmente circa 0,47€ al litro, oggi, in forza della riduzione di marzo, circa 0,22 euro al litro), e la Monofase che grava, al momento dell’importazione, per il 17% del prezzo di acquisto all’ingrosso, che varia giornalmente.
Quindi, il costo di rifornimento che ha un distributore sammarinese rispetto a quello italiano è determinato dal differenziale fra monofase, applicata all’importazione, e Iva, applicata sul prezzo al netto di accise, di vendita. Differenza questa che aumenta di qualche decimale il 5%. Ciò significa che a parità di guadagno lordo un distributore sammarinese dovrebbe vendere il carburante al 5% in meno rispetto la concorrenza italiana.
Se a questo 5% poi aggiungiamo le imposte sammarinesi sugli utili, il costo dell’energia e il costo del lavoro inferiori -nel primo caso di non poco- rispetto a quelli italiani, appare inverosimile che, anche in casi eccezionali e come accaduto nella singola vicenda che ho evidenziato, una stazione di servizio italiana possa applicare prezzi inferiori a quelli più economici sammarinesi.
Certo, poi interviene la Smac e rendere conveniente sempre far benzina in Repubblica… Ma, si ricordi, quello sconto, quella “ricarica” non grava sui ricavi dei distributori, ma sulle case pubbliche, ridimensionandone l’utile derivante dalle accise applicate sui carburanti. In pratica, quei 15 centesimi restituiti sul momento ai sammarinesi, sono finanziati con fondi pubblici, teoricamente pagati (in termini di minori risorse a disposizione di servizi o aiuti) da chi poi, se sammarinese, li riceve.
In fondo, esasperando questo concetto e raffrontando i prezzi sammarinesi con i migliori italiani, viene da pensare che i veri beneficiari dello sconto Smac sui carburanti siano -oltre ai cittadini stranieri- le imprese private del settore, che possono applicare un prezzo concorrenziale mantenendo i loro margini di guadagno altissimi. In pratica, il gestore sammarinese può essere concorrenziale sul mercato senza che ciò vada a incidere sul suo margine di guadagno, visto che è lo sconto Smac, a carico della collettività e non del gestore, a determinare ciò anche a parità di prezzo alla pompa con la concorrenza italiana.
Tutto questo anche complesso ragionamento, dunque, porta ad una domanda e ad una conclusione. Siamo sicuri che escludere del tutto lo sconto Smac sui carburanti porti ad un aggravio dei costi per l’utenza sammarinese? Secondo me no. O almeno non in maniera completa… Le stazioni di servizio biancazzurre, infatti, per restare concorrenziali rispetto la concorrenza italiana, avrebbero ampi margini di manovra, sia attingendo nel vantaggio derivante dalla minore imposta Iva (oltre 5%), che nella minore imposizione fiscale sul reddito e sul lavoro… In pratica, se l’utenza perdesse il beneficio dello sconto di 15 centesimi di ricarica Smac, il prezzo del carburante alla pompa, dopo qualche settimana, calerebbe di altrettanto… Ma le Casse pubbliche incasserebbero 15 centesimi al litro in più e i gestori guadagnerebbero 15 centesimi al litro in meno, potendo ugualmente contare su margini superiori rispetto i “colleghi” italiani…
Ben venga, così, la riduzione o la totale cancellazione dello sconto Smac sui carburanti, che potrebbe -il condizionale è d’obbligo- rappresentare un vantaggio per l’utenza, per i cittadini e non, come sembra apparentemente, un aggravio di costi…
La prova di ciò l’avremo a breve, quando entrerà a regime in Italia il nuovo sconto sulle accise dei carburanti, che passerà da 30 a 15 centesimi (sul Titano attualmente è 25 centesimi). Quel giorno il divario di prezzo fra pompe sammarinesi e pompe italiane dovrà aumentare di altrettanto… Ma, sono pronto a scommetterci, non lo farà… Scommettiamo?
Enrico Lazzari