San Marino. Riforma IGR: dal corteo pacifico al minacciato blocco “frontaliere” del Rally Legend… Follia o caccia a un autogol epico?

San Marino, antica repubblica, talvolta appare un cabaret con il sipario strappato: ieri lo sciopero anti-IGR ha centrato il bersaglio grosso, con un corteo pacifico che ha ingolfato le vie come un sugo di pomodoro in ebollizione, migliaia di teste a snodarsi da Piazzale Nazioni Unite a Piazza della Libertà, sbraitando “no alle tasse!” come se il Titano fosse il Colosseo in piena rivolta gladiatoria.

Grande affluenza, gongolano i tre sindacati: migliaia di teste contate dagli organizzatori, il Pianello paralizzato più di un incrocio con il semaforo guasto. Eppure, tra i frontalieri – quegli “agnelli” alla vigilia di Pasqua di questa telenovela fiscale – l’adesione al corteo sembra esser stata massiccia come la Rupe del monte Titano. Discorso diverso per i sammarinesi o residenti, almeno in piazza… Che furore rivoluzionario, eh? La risposta dei lavoratori locali alla manifestazione sembra una cena di ex compagni di scuola: tutti invitati, in due si presentano.

E la ciliegina sdolcinata sulla torta? Gli interventi di qualche bambino, con occhioni lucidi e slogan da asilo nido, inteneriti al punto da far sciogliere il ghiaccio nei bicchieri. Patetico, fuori luogo, di un gusto così marcio da far invidia a un funerale con clown. Ma sul serio, cari sindacati, usate i pargoli per ammorbidire le coscienze? È come spedire un gattino a litigare con un bulldog: carino, sì, ma di una demenza che grida vendetta. Bravi, avete nobilitato una protesta in un episodio di “Amici Miei” per minorenni; applausi dal loggione, ma dal mio divano vi fischierei come arbitri di “moggiana” memoria.

Archiviato il pic-nic collettivo – pacifico, va riconosciuto, senza una nota stonata che fosse una – il veleno ribolle ancora: ora – presumo dai toni e dalle sfumature di ciò che ho letto nei social – i frontalieri più “accesi”, quei “Partecipante anonimo 123”, quei leoni da tastiera con il fegato di figuranti pelosi da circo, minacciano di alzare la posta bloccando il Rally Legend, che partirà il 2 ottobre. Un evento “sacro” per San Marino, internazionale, che trascina turisti da tre continenti, riempie hotel di sterline e dollari e fa luccicare il Titano come un diamante su un mucchio di carbone.

Sabotarlo? Sarebbe non solo scellerato, ma un suicidio rituale con sorriso ebete, un harakiri sociale che lascerebbe il Paese a leccarsi le ferite per mesi e i suoi fautori a nascondersi dalla vista di ogni sammarinese. E questo paventato blocco, purtroppo, non è chiacchiera da bar: da giorni serpeggia nei gruppi Facebook sammarinesi, quei nidi di vipere anonime dove i coraggiosi si nascondono dietro pseudonimi da supereroi con la criptonite in tasca. “Ancora è niente, vedrete al Rally Legend!”, tuona un post minaccioso. E via con i dettagli da film di serie B: “Niente compromessi, ad oltranza sulle strisce del bar confine e rotonda Piscina Tavolucci. Bloccate prove speciali, fermate camion… Create disagio dove girano i soldi!”. Ah, che maestria strategica! Prendete spunto dai francesi, dicono: “Un mese di camionisti in sciopero e si blocca tutto!”. Oppure: “Sbatte caz se è un evento privato, menate dove fa male… come godo, non vedo l’ora”. Eleganti come un peto in ascensore, questi eroi del web…

Le risposte? “Siete meschini, danneggiate per i vostri piccoli interessi”. O il mio “reply” che, come mi capita quasi sempre di fronte ad irrazionalità e stupidaggini, non ho resistito a trattenere: “Bravi, fatevi odiare dai sammarinesi. Genii”. Tocca a me, stavolta, ma con l’aureola.

Cari mascalzoni da barricata virtuale, ma vi rendete conto del circo penale che vi aspetta? Non è un sit-in con panini e bibite: bloccare strade per rovinare una kermesse sportiva? Ecco il buffet dei reati: art. 340 Codice Penale, interruzione di servizio pubblico, da 3 mesi a un anno di ferie forzate in gattabuia per i gregari; fino a 3 anni per i capibanda, con aggravanti che gonfiano la pena come una mongolfiera sull’Etna in eruzione. Violenza privata (art. 179)? Se minacce o costrizioni per fermare la gara, altri 6 mesi-3 anni, belli caldi. Minacce pure (art. 181)? Multe o arresti a go-go. E gli organizzatori del blocco, quei condottieri da divano? Concorso di persone, responsabilità extra e pene triplicate, più risarcimenti economici civili da capogiro per danni all’evento, immagine pesta e tasche vuote.

Il Governo, la Segreteria di Stato agli Affari Interni, ha dieci giorni per cucire l’antidoto: contromisure, ordini di sgombero, magari chiedendo anche in prestito una vagonata di Cellerini alla vicina Italia, visto che ciò disponibile sul Titano che più si avvicina ai giganteschi “manganellatori” mi pare essere il duo di guardie del corpo che, bardate da nere tartarughe ninja, ho visto scortare il Segretario di Stato al Turismo nel rientro da Gp di F1 di Imola…

Quindi, care Autorità del Titano, avete una decina di giorni per farvi trovare pronti, senza le solite divise stirate e i manganelli di gommapiuma. Dieci giorni per tentare di far rientrare la minaccia e per trasformare il percorso e le aree del Rally in Fort Knox. O preferite aspettare il caos, per poi piangere “non l’avevamo visto venire”? Sveglia, signori in cravatta e signori in alta uniforme: non fate la figura dei pompieri che arrivano con l’autobotte scarica.

E voi, cari frontalieri incazzati, ve lo dico da italiano col cuore in una mano e – metaforicamente – un manganello nell’altra: questo minacciato blocco sarebbe l’autogol del secolo: rovinate il Rally e addio alleanze con i sammarinesi, con l’opinione pubblica. Diventate i pirati che affondano la propria nave per dispetto al capitano o il celebre marito che si taglia il pisello per far dispetto alla moglie…

Volete osteggiare questa riforma? Fatelo se vi va. Protestate, urlate, ma con il neurone acceso: altrimenti, finite in manette a rimuginare sui “piccoli interessi”, mentre Gatti e soci brindano al flop di chi è odiato dalla maggioranza dei sammarinesi. È operetta pura, con voi nei panni dei buffoni che calpestano il proprio cappello. Ridicoli, ma prevedibili e, ahivoi, pericolosi come un petardo in una polveriera.

Enrico Lazzari

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