Nella mattinata di mercoledì 24 settembre, riprende l’esame dell’articolo del progetto di legge per la riforma dell’IGR. Vengono approvati gli articoli dal 12 al 19.
L’articolo 12 interviene sui redditi d’impresa delle persone fisiche, con l’obiettivo – ha spiegato il Segretario di Stato Marco Gatti – di uniformare la disciplina a quella già introdotta per le persone giuridiche e agli standard internazionali.
Nicola Renzi (RF) ha ribadito il rifiuto totale del progetto, definito frettoloso e privo di stime chiare sugli effetti per cittadini e imprese, rilanciando la proposta di sospendere i lavori fino al 7 ottobre per favorire un vero confronto dopo la grande mobilitazione popolare della sera precedente.
Sulla stessa linea Gaetano Troina (D-ML), che ha parlato di una legge “indecifrabile e incomprensibile” e di un impianto sanzionatorio sproporzionato.
Secondo Emanuele Santi (Rete) la riforma continua a colpire lavoratori e pensionati lasciando intatta l’evasione, peggiorata da 12 emendamenti “correttivi”.
Luca Boschi (Libera) conferma il sostegno del suo gruppo all’impianto della seconda lettura del provvedimento, ricordando che la maggioranza ha lavorato congiuntamente alla stesura e alla sottoscrizione degli emendamenti. Tuttavia, aggiunge, “penso che nella giornata di ieri ci sia stata una forte lacuna da parte della maggioranza, che a livello politico non può girare le spalle. Non dico solo ai sindacati, ma a tutte le migliaia di cittadini che hanno dimostrato di non aver capito, nella migliore delle ipotesi, i nostri provvedimenti”.
William Casali e Luca Gasperoni (PDCS) sottolineano che gli emendamenti già presentati migliorano l’equità del sistema, alleggerendo il peso sui frontalieri e redistribuendo il carico tra imprese e cittadini.
Gian Nicola Berti (AR) ricorda che molte istanze sindacali sono state recepite e trasformate in norma, mentre Luca Della Balda (Libera) definisce la soluzione trovata la più equa possibile dopo aver escluso l’ipotesi di una patrimoniale.
Il Segretario Gatti riconosce che i tempi stretti non hanno permesso di illustrare adeguatamente le modifiche, ma ha rivendicato la ricerca di un equilibrio più equo tra categorie di reddito.
L’articolo 13 introduce il nuovo 33-bis: estende ai titolari di attività economiche persone fisiche i limiti già previsti per le società sulla deducibilità dei costi (pubblicità, elaborazione dati, rappresentanza) e fissa tetti per l’ammortamento dei veicoli aziendali. In casi motivati, l’Ufficio Tributario può autorizzare deroghe. L’articolo 14 è un aggiustamento tecnico: quando si vende un bene per il quale non è stata riconosciuta la deducibilità piena, la plusvalenza viene ricalcolata proporzionando imponibile e quote effettivamente dedotte. L’articolo 15 interviene sulle perdite su crediti in procedure concorsuali: elimina il vecchio limite temporale per la deduzione e chiarisce che, se successivamente arriva un riparto, questo diventa sopravvenienza attiva. Il dibattito si accende sull’articolo 16, che modifica il regime di riporto delle perdite.
Il Segretario di Stato Marco Gatti spiega che la norma si allinea agli standard internazionali e alla prassi italiana. Secondo Gatti, si tratta di una misura per rendere il sistema più competitivo e attrattivo, senza creare favoritismi, e con l’effetto di garantire comunque un gettito minimo. Le opposizioni sollevano critiche.
Emanuele Santi (Rete) considera la misura sbagliata: a suo avviso permette alle imprese di abbattere gli utili degli anni successivi e rischia di premiare chi chiude bilanci in perdita in modo reiterato. Per Santi, in un contesto in cui si chiede sacrificio ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, non è accettabile consentire alle aziende di compensare indefinitamente le perdite.
Sandra Stacchini (PDCS) difende invece la scelta, ricordando che la norma armonizza con la disciplina italiana, e che la riduzione dall’80 al 70% del limite annuo va proprio nella direzione di rafforzare le entrate senza penalizzare la competitività delle imprese.
Gaetano Troina (D-ML) chiede di chiarire quali siano state le ragioni concrete dell’armonizzazione e quali effetti avrà sul gettito.
Nicola Renzi (Repubblica Futura) insiste sul rischio che la misura riduca le entrate statali e domanda al governo se siano state fatte simulazioni per verificarne l’impatto.
A sostegno della norma interviene Gian Nicola Berti (AR), che ridimensiona le critiche spiegando che non si tratta di un regalo alle imprese: già oggi le perdite possono essere recuperate, e con la nuova disposizione il limite massimo passa dall’80% al 70%, una norma semplicissima che va a creare un correttivo.
Luca Della Balda (Libera) ribadisce che il riporto delle perdite è un principio di equità, perché un’impresa che va in perdita sostiene già sacrifici, e non può essere penalizzata ulteriormente.
All’articolo 17, il Segretario di Stato Marco Gatti ha spiegato che la norma introduce un termine certo – il 31 marzo – entro il quale i contribuenti possono chiedere la disapplicazione delle limitazioni, misura pensata per armonizzare le regole già esistenti per le persone fisiche e per contrastare possibili abusi nell’acquisto di veicoli aziendali. Dura la contestazione delle opposizioni, che hanno presentato un emendamento soppressivo.
Emanuele Santi (Rete) ha parlato di un articolo “peggiorativo”.
Nicola Renzi (RF) ha denunciato l’eccessiva discrezionalità affidata agli uffici e la mancanza di chiarezza normativa.
Sulla stessa linea Sara Conti (RF) e Gaetano Troina (D-ML), che hanno chiesto regole trasparenti e uguali per tutti, senza margini di trattativa.
Dalla maggioranza, invece, è arrivata la difesa della norma. Sandra Stacchini (PDCS) ha sottolineato come l’articolo introduca un limite temporale dove prima non esisteva, mentre Luca Gasperoni (PDCS) ha replicato alle accuse di trattamenti differenziati chiedendo “nomi e fatti, non chiacchiere da bar”.
Dopo l’approvazione degli articoli 18 e 19, i lavori vengono sospesi. Riprenderanno alle 16.00.