Andorra ha scelto la strada più semplice e al tempo stesso la più dignitosa: prima il referendum, poi – se il popolo vorrà – la firma dell’Accordo con l’Unione Europea.
Una linea chiara, limpida, netta. Esattamente l’opposto di quella portata avanti da BECCARI: ambigua, opaca, costruita sui sotterfugi. Un percorso pensato più per nascondere che per spiegare, perché la verità – se venisse fuori – scatenerebbe la reazione del popolo. E la verità è che Beccari ha svenduto la nostra sovranità sull’altare degli interessi di pochi.
ANDORRA lo ha scritto nero su bianco in una lettera ufficiale alle istituzioni europee. Nessuna ambiguità, nessuna scappatoia: prima decide il popolo, poi si passa all’Europa.
E SAN MARINO? San Marino ha scelto di imboccare la via opposta. Non solo non ci sarà alcun referendum, ma addirittura i cittadini, parole di BECCARI, vengono dichiarati incapaci di capire, come se non fossero all’altezza di decidere del proprio futuro. Il risultato è che oggi il Titano resta solo, senza voce popolare, senza legittimazione. E non per imposizione di Bruxelles, come qualcuno vorrebbe far credere, ma per scelta interna.
Una scelta precisa, politica, con un nome e un cognome: Luca Beccari. UN UOMO SOLO AL COMANDO … ed anche in Europa dove tutti lo hanno abbandonato.

Nel Principato pirenaico di Andorra la questione è stata affrontata con la serietà che merita. Il Governo ha comunicato formalmente all’UE che non applicherà provvisoriamente l’Accordo prima del referendum. Perché? Perché la loro legge lo vieta, certo, ma anche perché il buon senso lo impone. L’applicazione provvisoria è ammessa solo in casi eccezionali: urgenze, emergenze, trattati che non toccano la Costituzione o i diritti fondamentali. L’Accordo con l’Unione non rientra in nessuna di queste categorie. Dunque si aspetta il voto popolare.
Un principio chiaro, che non si presta a interpretazioni: la sovranità appartiene al popolo e su una questione di questa portata il popolo deve pronunciarsi. Senza voto non c’è legittimità. Senza referendum non c’è futuro condiviso e BECCARI questo lo sa molto bene.
E così Andorra ha scelto la strada della trasparenza. Ha avvisato Bruxelles, ha condiviso il documento con gli ambasciatori, con il Parlamento europeo, con la Commissione. Tutti sanno qual è la posizione: prima il referendum, poi – eventualmente – l’Accordo.
Dall’altra parte del confine, sul Titano, la scena è completamente diversa. Qui il Comitato dei CapiFamiglia aveva presentato un referendum propositivo sull’Associazione europea. Era la via più diretta, la più legittima, la più logica. Ma il Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme ha deciso di bloccarlo.
La sentenza n. 5/2025, datata 22 settembre, ha dichiarato il quesito irricevibile e inammissibile. Non solo: lo ha fatto fuori tempo massimo, con un giorno di ritardo rispetto ai termini previsti. E LO SCRIVIAMO A CHIARE LETTERE: IN RITARDO! LA CEDU ANNULLA SOLITAMENTE PER QUESTI VIZI FORMALI.
leggi anche:
Come se non bastasse, è arrivata in clamorosa contraddizione con i precedenti del 2013, e i precedenti a San Marino non sono opinioni, sono pietre scolpite nel diritto, hanno valore di base legale, quando lo stesso organo, il Collegio Garante per la Costituzionalità delle Norme, aveva ammesso un quesito analogo.
Un cambio di rotta inspiegabile, un voltafaccia che mina la certezza del diritto e getta l’ordinamento sammarinese in piena contradictio in terminis: due versioni opposte sullo stesso tema, una confusione che smonta la coerenza giuridica e che potrebbe screditare l’istituzione stessa.
Ecco allora il primo nodo: in un ordinamento come quello sammarinese, dove il precedente ha forza normativa, cambiare linea senza spiegazioni convincenti è un colpo alla coerenza giuridica e alla fiducia dei cittadini.
Ma non fermiamoci ai Garanti. Perché la responsabilità politica è altrove. È nel Governo e in particolare nel Segretario agli Esteri, Luca Beccari. È lui che ha scelto di correre verso la firma senza referendum. È lui che ha spinto perché il popolo fosse tenuto fuori.
È lui che ha dichiarato che i sammarinesi “non sarebbero in grado di capire” quindi meglio non farli votare! Una frase che pesa come un macigno.
Un politico che giudica il proprio popolo incapace di decidere non è un rappresentante, è un tutore.
Non rispetta la sovranità dei cittadini, la teme.
Non li considera protagonisti, li considera sudditi.
E allora ecco la differenza con Andorra: là il popolo è chiamato a esprimersi, qui il popolo è messo da parte. Là la democrazia è al centro, qui è un fastidio da aggirare.
C’è poi un punto che va chiarito una volta per tutte. L’articolo 112 dell’Accordo di Associazione non obbliga nessuno. L’applicazione provvisoria è una facoltà, non un dovere. Non c’è scritto da nessuna parte che San Marino debba correre e firmare senza referendum. Non c’è nessun vincolo imposto da Bruxelles.
Lo dimostra Andorra, che ha usato proprio l’articolo 112 per dire no. E allora basta con le bugie: non è l’Europa a chiedere di saltare il referendum. È Beccari che non lo vuole. È la politica interna che decide di zittire il popolo.
Come non è l’Europa che vuole l’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE, ma Beccari e pochi altri facoltosi. Gli altri che annuiscono, politici, faccendieri e altri soggetti nemmeno hanno letto l’accordo e lo fanno solo per interesse politico o personale. Un interesse che dopo 1700 anni annullerà la nostra sovranità e ci consegnerà nelle mani di burocrati italiani ed europei.
Ed eccoci al cuore della questione. Due microstati, stesso Accordo, due modelli opposti: Andorra con la trasparenza, referendum, popolo protagonista e San Marino con la segretezza, sentenze tardive, popolo escluso.
È una differenza che peserà non solo a livello interno, ma anche a Bruxelles. Perché l’Europa non è cieca: vedrà che un microstato si è presentato con il voto del popolo, l’altro con la firma di un Segretario, una sentenza traballante e con l’avversione popolare al nefasto Accordo di Associazione
E così San Marino resta solo. Isolato. Senza legittimazione popolare, senza mandato democratico. Un Paese che si presenta in Europa non da protagonista, ma da comprimario. Non da partner, ma da sorvegliato speciale … vedi il misteriorso ADDENDUM, di cui riparleremo prossimamente.
Perché quando Andorra dirà “il nostro popolo ha votato”, San Marino potrà solo dire “il nostro Segretario, ritenendo incapaci i sammarinesi di capire, ha firmato”. Una differenza enorme, che mina la credibilità internazionale e la coesione interna.
Alla fine tutto si riduce a una domanda semplice: chi ha paura del popolo?
Non l’Europa, che ha accettato la posizione andorrana senza battere ciglio. Non Bruxelles, che ha atteso il referendum senza problemi.
Chi ha paura del popolo è Luca Beccari. È lui che ha deciso che i sammarinesi non devono votare. È lui che ha detto che non capirebbero. È lui che ha scelto di chiudere la porta alla democrazia diretta.
E allora il confronto è impietoso.
Là il popolo, qui la politica. Là la sovranità, qui la sudditanza.
Là il referendum, qui il silenzio.
San Marino non è stato zittito da Bruxelles. È stato zittito da casa sua da BECCARI e dai suoi sodali.
Non rida troppo, la partita non è finita e siamo solo all’inizio.
Marco Severini – direttore GiornaleSM