San Marino. ASSOCIAZIONE UE. ”L’ADDENDUM FANTASMA”: Cosa c’è dentro? Perchè BECCARI non lo fa vedere? Siamo a rischio SVENDITA del paese? … di Marco Severini

Si chiama ADDENDUM, o meglio Clarifying Addendum, e pesa come un macigno sulla politica sammarinese anche se nessuno l’ha mai visto.

Non è folklore, non è nemmeno una leggenda metropolitana: è l’allegato che deve accompagnare l’Accordo di Associazione UE–San Marino (negoziato assieme ad Andorra che ora si sta sfilando), il classico “pezzo mancante” che, guarda caso, tocca il punto più sensibile:

LA VIGILANZA BANCARIA E FINANZIARIA.

FAI ATTENZIONE: Il paradosso è tutto qui: si parla del futuro economico del Paese per i prossimi decenni, e il cuore della partita è ancora segreto. A chi giova? Ma si può fare così? Tenere tutto nascosto e avere fiducia? Non credo. 

Forse Beccari ha paura di farlo vedere perchè sarebbe la prova provata che ci ha svenduto per firmare il nefasto ed inutile Accordo di Associazione?

Segretario di Stato Esteri Luca Beccari

Ripartiamo dall’inizio, con ordine.

I negoziati si sono chiusi a fine 2023: l’accordo era stato parafato (inizialato), il percorso sembrava in discesa. Poi, però, il tappo. Non da Bruxelles, ma da Roma.

L’Italia ha sollevato “preoccupazioni tecniche” sul modello di vigilanza che l’Accordo disegnava per il Titano. Parole morbide per dire una cosa sola: quel modello non convinceva, non dava garanzie sufficienti a chi, per prossimità geografica e integrazione economica, sa di essere il primo a pagare se qualcosa sul Titano dovesse saltare.

E allora? Allora a San Marino è stato chiesto un passo ulteriore: non riscrivere il trattato, non riaprire tutte le pagine del negoziato, ma inserire un addendum chiarificatore. “Chiarificatore”, appunto: poche righe, ma decisive.

Che cos’è questo Addendum? È, nelle intenzioni dichiarate, una integrazione “chirurgica” all’articolo 88 dell’Accordo di Associazione, il capitolo che riguarda la collaborazione tra autorità di vigilanza. Il concetto è semplice: quando si valuterà l’accesso di San Marino ai servizi finanziari del mercato unico europeo, si terrà conto delle intese di cooperazione che San Marino dovrà stringere con uno Stato membro (leggi: Italia).

Tradotto per chi non mastica burocratese: non si entra davvero nel “piano superiore” del mercato finanziario UE senza aver concordato regole, ispezioni, standard con chi sta al pianterreno e condivide il pianerottolo con noi. Cioè Roma.

Il Segretario agli Esteri, Luca Beccari, l’ha presentato così: è un “chiarimento”, nulla più; serve a fissare meglio che le cooperazioni di vigilanza con l’Italia saranno centrali nell’attuazione dell’Accordo; dopo anni difficili, si torna a dialogare formalmente e bilateralmente.

ATTENZIONE!

*** Basterebbe questo per accendere tutte le spie rosse nella sala comandi della sovranità: perché se la cooperazione diventa “centrale e imprescindibile”, allora la domanda non è se l’Italia avrà un ruolo, ma quale ruolo e quanto grande? ***

A oggi, la situazione è questa: l’Addendum è concordato politicamente, non è stato firmato separatamente, e – soprattutto – NON E’ PUBBLICO!!!

Verrà “agganciato” al momento della firma finale dell’Accordo. Tutti lo chiamano “clarifying addendum” , come se bastasse un’etichetta rassicurante per placare la fame di trasparenza del Paese. La realtà è che il testo non c’è nemmeno agli atti pubblici. E mentre l’UE valuta la natura giuridica dell’Accordo (esclusiva UE o misto, con tour nei 27 Parlamenti nazionali), qui da noi si chiede semplicemente di poterlo leggere.

Non è capriccio: è diritto alla conoscenza. E BECCARI LA STA NEGANDO!

Entriamo nel merito, perché è qui che si capisce quanto vale il “pezzo mancante”. L’Addendum non riscrive il trattato, ma lo orienta in un punto nevralgico: la vigilanza. Dice, in sostanza, che le intese San Marino–Italia faranno peso nelle valutazioni sull’accesso ai servizi finanziari.

In pratica si prepara il terreno a un Memorandum of Understanding (MoU) fra BANCA CENTRALE DI SAN MARINO e BANKITALIA, con cui quest’ultima affianchi o supporti, scegliete voi il verbo anche se io opterei per un altro ancora più forte, ma la sostanza non cambia, le funzioni di controllo sul nostro sistema bancario.

È “cooperazione”? Sì. È solo cooperazione? Dipende dal testo.

E il testo non c’è, o almeno BECCARI NON LO FA VEDERE! Perchè, penserà, che ci dobbiamo fidare dato che i cittadini sammarinesi non possono capire certe!

Il Governo spiega: soluzione tecnica, chirurgica, niente strappi. L’Italia, dicono, si considera il “primo punto di caduta” di qualsiasi criticità del sistema finanziario sammarinese verso l’Europa, dunque chiede garanzie aggiuntive. E la Commissione europea benedice: meglio un addendum che riaprire il cantiere e perdere un altro anno. Tutto lineare. Fin qui.

Poi però c’è l’altra faccia, quella che il Palazzo finge di non sentire.

Molti, in Consiglio e fuori, temono che questo Addendum sia la porta principale per far entrare Banca d’Italia dentro la vigilanza sammarinese. Non come ospite occasionale, ma come protagonista, COME PADRONA DELLA FINANZA SAMMARINESE!

Non solo scambio di informazioni, ma standard, ispezioni, tempi concordati con una controparte enormemente più forte di noi.

E se l’intesa tarda? Se il MoU non arriva nei tempi? Se Roma fa melina? Ecco il punto politico: con un Addendum che rinvia tutto a un accordo bilaterale, chi garantisce che San Marino non resti appeso a un tavolo dove l’altro decide l’ordine del giorno… e il calendario?

Gli scettici usano parole pesanti: cessione di sovranità, colonizzazione economica e forse non sbagliano! Ma al netto dell’enfasi, la domanda sostanziale resta:

chi comanderà davvero la vigilanza quando l’Accordo sarà in pista?

BCSM con l’assistenza italiana, o Banca d’Italia con una BCSM in coda?

Le dichiarazioni ufficiali rassicurano – “San Marino manterrà l’autorità, si tratta di coordinamento” – ma fino a che il testo non è pubblico, tutto è un gioco di aggettivi.

E allora torniamo alla trasparenza. In Consiglio se ne è parlato più volte, con un Ordine del Giorno unitario che impegnava il Governo a collaborare con UE e Italia sulla vigilanza, e a coinvolgere la popolazione nel percorso di associazione.

Bene. Poi, però, nessuno ha visto l’Addendum.

Né i cittadini, né, fatto ancor più grave, i consiglieri.

A settembre, opposizioni diverse tra loro hanno messo in fila domande semplici: perché in passato avete detto che un MoU con Bankitalia non serviva e ora diventa la chiave dell’accesso?

Qual è stato il ruolo di BCSM e della Segreteria Finanze nel negoziato?

Dov’è il testo? Silenzio. O, peggio, riassunti verbali. “Apertis verbis”, sì. Ma senza carte.

La giustificazione è sempre la stessa: non si può pubblicare perché è in corso la rifinitura, perché è cosa sensibile, perché si rischiano incomprensioni.

Anche ora? Non credo!

E qui arriva l’altra frase che ha incendiato il dibattito: i sammarinesi non sarebbero in grado di capire. Ripetiamola insieme, per gradire. Che bellezza!

Il popolo, quello a cui appartiene la sovranità, non sarebbe all’altezza di comprendere un testo che decide del suo futuro finanziario e quindi non possono decidere in un referendum.

Sembra una barzelletta. Non lo è 

Nel frattempo, ANDORRA ci ha lasciato soli, ha lasciato solo BECCARI, ed ha spiegato chiaramente ai propri cittadini dov’era l’impasse e come si sarebbe risolta. Ha persino notificato a Bruxelles, con una dignità unica di chi rispetta i suoi cittadini, che non applicherà provvisoriamente l’Accordo prima del referendum. Trasparenza e mandato popolare cose sconosciute a Beccari & soci. 

Qui da noi, no: segreto e fiducia. Fiducia sulla parola, senza documenti. Fiducia in chi? In chi dice che capiremo più avanti.

Eppure basterebbe poco. Basterebbe dire: questo è il testo; qui si parla di standard prudenziali; qui di ispezioni congiunte; qui dei tempi; qui delle clausole di salvaguardia; qui dei casi di conflitto tra autorità; qui delle procedure d’urgenza; qui delle sanzioni.

Basterebbe affermare nero su bianco chi decide cosa, quando e come, e cosa accade se l’intesa non viene.

Perché è lì la trappola: se l’Addendum lega l’accesso ai servizi finanziari UE a un MoU con un unico partner (Italia), chi ci tutela dal rischio di un collo di bottiglia?

E non è una paranoia: in Commissione l’ha detto chiaro chi di banche mastica da anni, la dipendenza da una sola controparte è un rischio, non un dettaglio.

Ma l’Addendum è solo un chiarimento, nulla di più.” Bene. Allora pubblicatelo.

Serve a rassicurare l’UE e gli investitori.” Ancora meglio: più trasparenza, più fiducia.

“Non modifica il corpo dell’Accordo.” E che problema c’è a mostrarlo, se è così inoffensivo?

L’argomento del “non potete capire” è l’ultima foglia di fico di chi vuole decidere senza passare dal controllo pubblico.

Funziona finché non si rompe. E di solito si rompe male.

C’è poi la questione politica più ampia: questo Addendum, proprio perché “chirurgico”, determina gli equilibri veri. Dentro o fuori dall’UE, il nodo è chi fa vigilanza su chi. Regole, ispettori, filtri, stress test: sono questi i bulloni che tengono insieme la macchina.

Se quei bulloni li stringe un altro, a casa tua entri da ospite.

Lo si può accettare? Si può negoziare che sia temporaneo, condizionato a tappe, revisionabile?

Tutto è legittimo se lo dici.

Se invece lo nascondi, la traduzione politica è una sola: temi la reazione del Paese quando capirà quanta sovranità hai messo sul tavolo.

BECCARI PROBABILMENTE TEME LA REAZIONE DEL PAESE ALLA SVENDITA ALL’ITALIA DELLA SOVRANITA’ FINANZIARIA.

Qualcuno obietta: “L’Italia non vuole colonizzare, vuole solo garanzie.” Può essere. Ma la forma conta. Se vuoi garanzie, le metti per iscritto e le condividi.

Se vuoi collaborazione tra pari, non tieni il testo in cassaforte.

Se davvero è cooperazione e non commissariamento, dimostralo.

E lo dimostri pubblicando l’Addendum.

Non un comunicato, non una slide, non una “illustrazione apertis verbis”.

IL TESTO, ed ora caro sorridente Beccari! ORA.

Nel frattempo, il calendario scorre. Si attende la firma dell’Accordo (entro il 2025? dicono mah), si annunciano visite di alto livello, si sussurra che “il grosso è fatto”. Sarà ma lo dice solo lui.

Eppure l’aria resta pesante, soprattutto per BECCARI!

Perché i cittadini intuiscono che il punto vero è qui: l’Addendum non è un orpello. È la cerniera che decide quanto il nostro sistema finanziario sarà autonomo o etero-diretto nella fase di ingresso nel mercato europeo.

E se lo capisce la strada, lo capisce benissimo anche chi sta al Governo. E allora perché non pubblicare? La risposta, a forza di girarci intorno, finisce sempre nello stesso punto: perché l’Addendum dice cose che, lette oggi, farebbero discutere. E molto.

CAPITO? HAI CAPITO BENE! BECCARI E LA MAGGIORANZA HA PAURA DELLA REAZIONE DEI CITTADINI ALLA SVENDITA DI SAN MARINO. TEME L’INSURREZIONE POPOLARE NEI CONFRONTI DELLA POLITICA!

Sia chiaro: collaborare con l’Italia non è un tabù. Anzi, dopo anni complicati, serviva rimettere in piedi un canale stabile con Banca d’Italia. Servono scambi informativi rapidi che abbiamo, regole compatibili che abbiamo, verifiche serie che stiamo facendo. Ma questa è la versione matura della collaborazione: si scrivono le cose, si pubblicano, si rendono misurabili e rivedibili. Si fissa chi fa cosa, con quali limiti, per quanto tempo, con quali tutele per San Marino.

Il resto è fede. E la fede, in democrazia, non basta.

Per questo, oggi, la questione non è più se l’Addendum sia “tecnico”.

La questione è se sia legittimo tenerlo nascosto. Non lo è!

Perché limita il controllo parlamentare, svuota il dibattito pubblico, e – soprattutto – alimenta l’idea che qualcuno stia regalando pezzi di sovranità “per l’interesse di pochi”, come sussurra mezzo Paese.

È un’accusa pesante? Sì. Vuoi smentirla? Esci con il testo. Fai parlare le righe, non i comunicati.

C’è un ultimo aspetto, ed è il più politico di tutti. Andorra – l’abbiamo detto – ha deciso di mettere il popolo al centro: niente applicazione provvisoria senza referendum. Qui, invece, si è negato prima il referendum e si nega adesso il testo dell’Addendum finanziario con l’Italia.

Meno popolo, più segreti. Vero Beccari?

È una coerenza perfetta, ma al contrario: si sposta il baricentro dalla sovranità popolare alla discrezionalità dell’Esecutivo. E quando il metodo è questo, anche il miglior contenuto diventa sospetto.

Perché l’ombra non la fa l’Europa, la fa l’opacità.

La conclusione è semplice, e non ammette giri di parole. L’Addendum esiste, è stato negoziato, verrà appeso all’Accordo al momento della firma. Riguarda la vigilanza e la nostra relazione strutturale con l’Italia sul fronte bancario. Può essere una buona soluzione? Non credo! Può essere un cedimento? E’ quasi certo! Ma senza testo, non è valutabile.

E quando una classe dirigente pretende fiducia senza consegnare le carte, non chiede collaborazione: chiede atto di fede.

Non funziona così.

Perciò, una richiesta netta: pubblicate l’Addendum. Ogni riga, ogni comma. Subito!

Prima del Referendum, Prima della firma. Prima che sia troppo tardi. Se è davvero un “chiarimento tecnico”, sarà la vostra migliore difesa. Se non lo è, sarà il Paese, sovrano, a dirvi cosa ne pensa. E a decidere, finalmente sapendo.

Marco Severinidirettore GiornaleSM