Ha sollevato molte discussioni l’arrivo a Ravenna di una nave carica di gas naturale liquefatto proveniente dalla Russia. La vicenda, riportata dalla trasmissione Rai Tre Presa Diretta, ha un sapore paradossale: l’infrastruttura inaugurata proprio per ridurre la dipendenza dal gas russo ha accolto, nei giorni scorsi, un carico della stessa provenienza.
A confermare l’episodio è stata Snam, responsabile della gestione del rigassificatore romagnolo. L’azienda ha precisato che, sui nove carichi approdati finora a Ravenna, sei sono arrivati dagli Stati Uniti, due da Mauritania e Senegal e uno soltanto dalla Russia. Snam ha inoltre ricordato che non è il gestore ad acquistare o vendere gas, ma solo ad assicurare i servizi di stoccaggio, trasporto e rigassificazione.
A livello nazionale, in totale sono giunti 160 carichi di Gnl e quello arrivato in Romagna rappresenta l’unico di origine russa. Numeri quantitativamente marginali ma che non mancano di suscitare polemiche dal punto di vista politico ed etico.
Durissima la reazione di Europa Verde, che ha definito il rigassificatore ravennate un’opera già superata e inutile. Gli ambientalisti hanno inoltre invocato una redistribuzione a favore dei cittadini dei profitti generati, giudicando i traffici legati al gas una vera e propria speculazione finanziaria. Nella loro nota concludono che l’impianto andrebbe smantellato ben prima dei vent’anni previsti.
Un dibattito acceso, che riporta sotto i riflettori il delicato equilibrio tra sicurezza energetica, scelte strategiche e conseguenze geopolitiche delle forniture di gas.