San Marino. Pollice verso delle opposizioni su IGR: è una riforma da buttare e da riscrivere da capo. “Gatti ha fatto un capolavoro, perché ha scaricato la responsabilità sulla maggioranza”

Una riforma che più contestata di così non si potrebbe, è appena stata messa in standby. Ma per le opposizioni non basta: deve essere buttata via. E così, dopo una settimana a dir poco impegnativa, dopo uno sciopero che ha visto scendere in piazza 10mila lavoratori, dopo sedute di fuoco in commissione finanze, dopo una lettera presentata in mattinata alla Reggenza, incontrano i giornalisti per spiegare anche al grande pubblico quanto esattamente è successo e qual è la posizione dei rispettivi partiti e gruppi consiliari. Segno che quella partita vogliono continuare a giocarla in maniera pulita e compatta. 

Quando lavoratori e pensionati si muovono per mandare un messaggio di questo tipo – esordisce Nicola Renzi, RFnon si può rimanere in silenzio: quella riforma era da cestinare. Non cambiamo idea, è rimasta la nostra posizione”. Tutti ormai aspettano la terza bozza di riforma IGR, dopo quella andata in prima lettura e dopo quella con gli emendamenti del governo: “Siamo in attesa della bozza che deriverà dai confronti in programma questi giorni tra il governo e chi esso vorrà incontrare”. 

Era sembrato un po’ a tutti che, dopo la manifestazione di piazza, la cosa più razionale da fare fosse fermarsi. La maggioranza ci ha pensato due giorni, quindi, Renzi affonda: “A questo punto, è tutto da buttare via. Noi non siamo disposti a collaborare per diversi motivi. Primo: il metodo osceno. Non abbiamo mai ricevuto un dato e sappiamo che ancora non ci sono le proiezioni sugli effetti della seconda bozza sulle buste paga. Oppure, ancora peggio, le proiezioni le ha solo Gatti e non ce le dà. Sarebbe indecente!” Il problema non è solo il fatto che le opposizioni sono state bellamente snobbate, l’interrogativo che esse si pongono è: “Se in piazza ci fossero state «solo» 4 o 5 mila persone, allora la riforma IGR andava bene? Noi non siamo come quelli che cambiano idea a seconda delle persone che vanno in piazza”. Nel merito, rimangono in piedi tutte le questioni sostanziali: il raddoppio della tassazione sul TFR, la riduzione del potere di acquisto delle famiglie, le spese pazze del governo (dagli elicotteri, ai jet privati, alle super consulenze, e così via); la mancanza di una qualsiasi idea di sviluppo, anche a fronte del report di BCSM che, per la prima parte dell’anno in corso, rileva mancate riscossioni fiscali pari a circa 25 milioni. Ovvero, più di quanto si prevede di introitare con la riforma IGR. 

Gaetano Troina, DML, conferma la linea spiegata da Renzi, cioè di una riforma da ritirare, e basta, perché non è sostenibile di fronte agli sprechi e ai mancati introiti. Di più: “Andrebbe impostata una lotta convinta verso le sacche di elusione ed evasione, che ancora non c’è e non è neanche prevista. Il mio partito porta avanti questa battaglia sin dall’inizio: questa riforma IGR non era necessaria, basterebbero i giusti controlli a trovare le risorse necessarie”. 

Sul metodo di lavoro portato avanti dal governo, riferisce che in mattinata, le opposizioni compatte si sono recate dalla Reggenza per depositare un esposto a causa del totale esautoramento delle minoranze dai processi di confronto democratico e dalla doverosa informazione sui cambiamenti apportati con gli emendamenti. “Tra l’altro – sottolinea – in questo marasma, non sono mancati i distinguo dentro la maggioranza. Abbiamo sentito dichiarazioni che sono partite dal sostegno alla legge così com’era e che l’unica colpa della maggioranza era stata solo il non averla saputa spiegare alla gente; per poi passare a dire che la riforma non era forse così splendida come era apparsa all’inizio”. Indubbiamente, hanno sortito un qualche effetto le sollecitazioni rivolte a partiti di sinistra come, Libera, che forse era stato tirato un po’ troppo per la giacchetta. Continua Troina: “Siamo preoccupati per le disparità che il testo crea fra lavoratori e gli attriti che questo può provocare. Non possiamo permetterci di perdere un mondo di frontalierato che non saremmo in grado di sostituire. Speriamo che il governo ci metta una pezza, anche potenziando i controlli”. Ma è un augurio che ha ben poche speranze di realizzo, vista la scarsità di risorse attualmente a disposizione dell’Ufficio Tributario. 

Durissimo il giudizio politico di Emanuele Santi, Rete: “Alla fine ha vinto Gatti, che ha fatto la riforma come voleva lui e poi ha scaricato tutte le responsabilità sulla maggioranza, che la deve approvare”. Continua: “Se la maggioranza non si è accorta dei contenuti imbarazzanti contenuti nella legge e ha consentito a Gatti di depositarla, la colpa è della maggioranza. Altrettanto dicasi per gli emendamenti, portati all’ultimo minuto, mentre la piazza urlava fuori dalle mura di Palazzo. Interventi addirittura peggiorativi rispetto al primo testo. Invece di fermarsi, i commissari di maggioranza hanno deciso di tirare dritto. Anzi, prima di incontrare i sindacati, hanno voluto votare il primo articolo per dimostrare che erano i più forti, nonostante la voce della piazza”. 

Conclude: “Marco Gatti ha fatto un capolavoro, ha fatto la legge e poi ha passato la palla alla maggioranza che la deve votare, compresi i partiti di sinistra, se ancora esistono”. Il problema, secondo Santi, è che qualcuno ci sta rimettendo la faccia perché aveva dato un ok che oggi fa fatica a confermare, anche per via di emendamenti che non hanno sostanzialmente cambiato l’impostazione iniziale. Il parere finale di Santi è uguale a quello dei suoi colleghi: un testo da ritirare e da riscrivere da capo!