Rimini, il Consiglio comunale domani discute un ordine del giorno per Gaza: “Dalle città una voce di pace”

Il Consiglio comunale di Rimini si prepara a un dibattito dal forte valore simbolico. Nella seduta di domani, 30 settembre, approderà in aula un ordine del giorno intitolato “Gaza: partire dalle città per unire le nazioni”, presentato da un gruppo di consiglieri di maggioranza.

Il contenuto della proposta

Il documento intende porre l’attenzione sulla drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, segnata da bombardamenti, distruzione di infrastrutture civili, scarsità di cibo e medicinali e un bilancio di vittime altissimo.
Nelle intenzioni dei proponenti, l’iniziativa del Comune di Rimini — pur nella consapevolezza che solo i governi possano esercitare un’influenza concreta a livello diplomatico — ha lo scopo di lanciare un segnale e sollecitare le istituzioni nazionali e internazionali.

Il testo dell’ordine del giorno prevede alcuni punti programmatici:

  • la riaffermazione del principio della pace come fondamento della tutela della vita umana;
  • il rispetto del diritto internazionale con prospettiva “due popoli due Stati”;
  • la richiesta al Governo italiano di procedere al riconoscimento dello Stato di Palestina, in linea con le risoluzioni ONU e del Parlamento europeo;
  • la promozione, sul piano locale, di progetti educativi, culturali e di cooperazione legati alla pace;
  • la valutazione di un gemellaggio con una città palestinese con finalità esclusivamente solidali ed educative;
  • la garanzia del diritto di manifestare pacificamente nelle forme della non violenza.

“Dalle città un segnale chiaro”

Gli otto consiglieri firmatari — Giuliano Zamagni, Serena Soldati, Edoardo Carminucci, Samuele Ramberti, Marco Tonti, Elisa Marchioni, Manuela Guaitoli e Annamaria Barilari — hanno spiegato che l’obiettivo è far partire proprio dalle città un messaggio di pace. Secondo loro, Rimini, con la sua storia di relazioni e di apertura, può dare forza a una voce che si leva dal territorio per farsi carico della sofferenza dei civili e per stimolare un impegno più incisivo da parte delle istituzioni nazionali e internazionali.