Partite IVA in Romagna: Rimini perde il 16% in un decennio, CISL lancia allarme su artigiani

Un’erosione invisibile ma profonda sta ridisegnando il panorama del lavoro autonomo in Emilia-Romagna, con decine di migliaia di partite IVA che svaniscono nel nulla, lasciando indietro artigiani e commercianti in un’economia che muta volto sotto i colpi del digitale e della precarietà.

L’analisi condotta dalla CISL Romagna sui dati INPS dal 2015 al 2024 dipinge un ritratto inquietante: la regione ha registrato un calo di 56.968 posizioni, passando da 339.438 a 282.470, con una flessione del 16,8%. Questa tendenza pesa soprattutto su chi opera con le mani e il commercio tradizionale, in un contesto di crisi che amplifica vulnerabilità sociali e frammentazioni produttive.

Nella provincia di Forlì-Cesena il declino è stato il più marcato, con un -20,8% che ha portato le partite IVA da 32.844 a 27.125, e un crollo ancor più netto tra gli artigiani, scesi da 17.385 a 13.646. Rimini segue a ruota, con una perdita del 16% che ha ridotto il totale da 35.064 a 29.422, e gli artigiani da 14.045 a 10.908, riflettendo le sfide di un territorio turistico dove l’autonomia professionale si scontra con stagionalità e concorrenza feroce. A Ravenna la situazione è analoga, con un -16,5% complessivo da 27.520 a 22.977, e gli artigiani calati da 13.568 a 10.788, un segnale che tocca il cuore dell’economia locale.

Federica Ricci, segretaria regionale della FELSA CISL Emilia-Romagna, ha interpretato questi numeri come un invito urgente a ripensare il sostegno al lavoro indipendente, sottolineando come la contrazione non sia solo un sintomo di declino ma un indicatore di trasformazioni radicali. Ha spiegato che dietro le statistiche ci sono individui isolati, privi di reti solide e con protezioni sociali inadeguate, mentre l’economia genera nuove opportunità nel digitale e ibrida forme di impiego tra dipendente e autonomo. La chiave, secondo Ricci, risiede nella rappresentanza: amplificare la voce di questi professionisti nei tavoli istituzionali, nei meccanismi di welfare e nelle politiche attive, per accompagnare il mutamento senza aggrapparsi a modelli obsoleti.

Ha citato l’ISCRO, l’indennità di continuità reddituale per professionisti della Gestione Separata INPS, come primo passo verso un supporto concreto in fasi di crisi, da rendere più accessibile e incisivo. Su questa scia si colloca la proposta di legge elaborata al CNEL con il contributo di Vivace, che introduce innovazioni su congedi parentali, maternità e welfare, affrontando un panorama burocratico e competitivo che spesso penalizza chi lavora da solo. Ricci ha concluso che accettare questa diminuzione come evoluzione naturale equivarrebbe a un abdicare di responsabilità, mentre la via maestra è creare condizioni di stabilità e riconoscimento, trasformando l’autonomia in trampolino per crescita condivisa.

Questa indagine della CISL non solo accende i riflettori su un tessuto produttivo in mutazione, ma proietta ombre su un futuro dove, senza interventi mirati, il declino silenzioso rischia di amplificare disuguaglianze, spingendo verso politiche che intreccino innovazione e solidarietà per ridare fiato a chi sostiene l’economia romagnola con il sudore quotidiano.