Una marea umana ha invaso Piazza della Libertà questa mattina, con tanti lavoratori e pensionati che hanno risposto all’appello di Csdl, Cdls e Usl per il secondo sciopero generale, un’onda di dissenso che ha bloccato il paese e puntato dritto contro la Riforma IGR, mentre in Commissione Finanze si continua a dibattere sugli articoli della legge contestata.
La partecipazione massiccia ha trasformato il cuore della città in un palcoscenico di rabbia e unità, con striscioni e cori che riecheggiano le preoccupazioni di chi vede nel fisco un nemico quotidiano. Sindacati e manifestanti, provenienti da ogni angolo del territorio, hanno marciato compatti per denunciare un pacchetto di misure che, a loro avviso, penalizza i più deboli senza offrire vere soluzioni.
Al centro delle critiche l’aumento dell’imposizione fiscale, ormai incardinato nonostante alcuni aggiustamenti: redditi da lavoro e pensioni superiori ai 23.000 euro annui affronteranno rincari, anche applicando la detrazione massima di 900 euro tramite il sistema SMAC. Un meccanismo che, per i sindacati, non compensa il peso crescente sulle spalle di famiglie già in affanno.
La folla ha amplificato il grido contro la perdita di potere d’acquisto, già eroso a doppia cifra per stipendi e assegni previdenziali, un trend destinato a peggiorare con i contributi pensionistici in rialzo e una riforma che non prevede paracadute adeguati. Particolarmente esposti i lavoratori frontalieri, trattati con disparità: esclusi dal bonus decrescente di 500 euro legato al reddito, lottano per raggiungere la quota SMAC essenziale per la piena detrazione, perpetuando un divario che alimenta frustrazione.
L’Attivo dei Quadri sindacali ha bollato come inadeguate le concessioni del governo e della maggioranza, tra cui il ritiro del raddoppio delle imposte sul TFR e una semplificazione per l’accesso alla SMAC, che non bastano a proteggere diritti e conquiste sociali. A mancare, denunciano, sono gli emendamenti promessi, spingendo per revisioni immediate e incisive che ribaltino un disegno percepito come punitivo.
Mentre la piazza brulica di energia collettiva, questo sciopero – il più partecipato finora – segna un punto di non ritorno per San Marino, dove la voce di migliaia potrebbe costringere a un ripensamento profondo, trasformando la protesta in leva per un fisco più equo e un dialogo che, finalmente, ascolti il peso reale delle persone.