Due anni dopo il terrore che ha sconvolto il deserto del Negev, Israele si ferma per onorare le vittime degli attacchi di Hamas al Nova Festival, con famiglie in pellegrinaggio sul luogo della strage e un’onda di commemorazioni che riecheggia in tutto il paese, mentre i negoziati in Egitto alimentano speranze di tregua.
Le famiglie colpite si sono radunate oggi sul sito del massacro, osservando un minuto di silenzio per le 1.250 vite spezzate e le circa 250 persone rapite dai miliziani palestinesi. In varie località nazionali, gli israeliani si uniscono in raduni collettivi per rivivere quel 7 ottobre 2023, un giorno che ha segnato l’inizio di una spirale di violenza, mentre delegazioni di Israele e Hamas proseguono i colloqui indiretti in Egitto per un possibile scambio di prigionieri e cessate il fuoco.
Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana, ha definito l’evento una “pagina turpe della storia”, un vile assalto terroristico contro civili inermi – da giovani a un rave party a famiglie nelle proprie case – che impone una condanna eterna, rifiutando ogni cinismo che ne minimizzi l’infamia. Ha equiparato l’orrore di Hamas a quello della reazione israeliana a Gaza, che impone a civili un prezzo intollerabile di morte, fame e disperazione, urgendone la fine e il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario. Mattarella ha ammonito che i sentimenti per Gaza non devono sfociare in antisemitismo, un’ignominia storica che riaffiora su basi di odio e imbecillità.
Giorgia Meloni, premier italiana, ha parlato di “ignominia” e “pagina buia della storia”, rinnovando solidarietà alle famiglie e chiedendo il rilascio immediato degli ostaggi ancora prigionieri dopo due anni di tormenti. Ha criticato la sproporzione della risposta militare israeliana, che miete troppe vittime civili a Gaza, e ha sostenuto con forza il piano di pace di Donald Trump come opportunità fragile da cogliere, con l’Italia pronta a contribuire per un successo che riporti equilibrio in Medio Oriente.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha ribadito che l’orrore del 7 ottobre e il dolore per le vittime, le famiglie e Israele intero non si cancellano, impegnandosi a lavorare per la pace attraverso il rilascio di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco imminente. Nel contesto del piano Trump, ha visto una chance unica per una pace duratura basata sulla soluzione dei due Stati, un momento da non sprecare.
Pedro Sanchez, premier spagnolo, ha condannato il terrorismo di Hamas in ogni sua forma, esigendo il rilascio immediato degli ostaggi israeliani e invocando da Netanyahu la fine del “genocidio” sul popolo palestinese, con l’apertura di corridoi umanitari. Ha insistito sul dialogo e la soluzione dei due Stati come unica via per un futuro pacifico in Medio Oriente.
Mentre le commemorazioni procedono tra lacrime e appelli, questo anniversario – intrecciato ai negoziati egiziani – proietta un’ombra di urgenza sul conflitto, dove il ricordo delle perdite spinge leader globali a unire condanne e speranze, in un invito pressante a trasformare il dolore in ponte per una riconciliazione che onori davvero i caduti di ogni parte.