Mercoledì 8 ottobre, pomeriggio
La Commissione Finanze approva, con 10 voti favorevoli e 4 contrari, il progetto di legge relativo alla riforma dell’IGR. I lavori sono ripartiti dall’art. 51 (disposizioni transitorie e di coordinamento), in cui viene introdotto, in via temporanea fino al 2030, l’aumento dell’aliquota ordinaria per gli operatori economici dal 17% al 18%.
Il Segretario di Stato alle Finanze Marco Gatti ha spiegato che il maggior gettito, stimato in circa 5 milioni, sarà “vincolato a riduzione del debito e investimenti infrastrutturali” e che la norma contiene periodi transitori (rendite catastali per attività economiche, decorrenza per leasing immobiliari). Confermata l’impostazione sulle spese Smac convertite in detrazioni, senza nuova opzione per chi ha già aderito. Gatti ha inoltre chiarito che il comma sul TFR (introduzione graduale) sarà abrogato in seconda battuta.
Capitolo cruciale: le deleghe. Il testo consente al Congresso di Stato di adottare decreti delegati di coordinamento e aggiornamento di norme connesse alla riforma, per un periodo limitato (due anni, secondo la mediazione di maggioranza). È la parte che ha incendiato il confronto.
L’art. 52 (abrogazioni) cancella, tra l’altro, la lettera D del comma 1 dell’art. 73 (credito d’imposta per formazione, innovazione e sviluppo) e il Dd 11/2014 sugli oneri deducibili Smac, ora ricompresi nell’allegato E. “L’articolo era di difficile applicazione e senza casistiche”, ha detto Gatti, confermando la scelta dopo confronto con gli uffici. Approvato anche l’art. 53 (entrata in vigore). L’Allegato A passa con 11 voti favorevoli e 4 contrari.
Durissimo il fronte di minoranza. Emanuele Santi (Rete) ha parlato di un articolo 51 “peggiore della prima stesura” e di “delega in bianco a Gatti per cambiare leggi anche di altri specifici settori”. Sulle imprese: “Alzate l’aliquota dell’1%, ma senza vero capitolo di bilancio: finirà nel mare magnum della spesa”.
Nicola Renzi (RF) ha definito le deleghe “aperte e infinite: ‘coordinare, abrogare, modificare’ tutto. È una schifezza scritto così”.
Gaetano Troina (D-ML) ha bollato l’articolo come “apoteosi della riforma: annualità confuse e potere di cambiare qualunque norma economica”.
Sulle abrogazioni, opposizioni all’attacco: “Si tolgono crediti d’imposta per formazione e innovazione e incentivi all’occupazione con un colpo di spugna”, ha incalzato Santi.
La replica è stata altrettanto netta. Gian Nicola Berti (Ar): “Stiamo cercando maggiore equità fiscale; le disposizioni transitorie valgono anche per il 2024-2026. Non accettiamo provocazioni”. Sandra Stacchini (Pdcs) ha rimandato al precedente del 2013: “La delega tecnica serve per piccoli aggiustamenti; la seconda parte è stata chiesta dai sindacati per armonizzare norme come il reddito minimo”. Iro Belluzzi (Libera), pur favorevole, ha chiesto un maggior coinvolgimento della Commissione sui futuri decreti: “Necessario un passaggio informativo”.
Dalle dichiarazioni di voto complessive, la maggioranza ha sottolineato come la legge sia un atto di responsabilità verso mercati e agenzie, con gettito indirizzato a debito e opere, e controlli automatici anti-evasione. Tomaso Rossini (Psd): “Senza questa riforma il rinnovo del debito costerà di più”. William Casali (Pdcs): “Equità e tutela delle fasce deboli; controlli per far emergere imponibili nascosti”.
Opposizioni parlano di “arroganza” e “riforma iniqua” che “premia i furbi” e “discrimina i frontalieri”. La maggioranza rivendica un testo “migliorabile ma necessario”. Per Berti (Ar): “Quando entrerà in vigore, la negatività per i redditi medio-bassi sarà limitatissima”.
La partita ora si sposta verso la seconda lettura, con l’impegno – dichiarato da maggioranza e governo – a proseguire il confronto con le parti sociali.
Ecco la sintesi degli interventi:
20251008- Commissione Consiliare Permanente III – mercoledi 8 ottobre 2025 pomeriggio