Pace a Gaza, il mondo accoglie l’intesa: dall’Europa al Medio Oriente prevale la speranza per una svolta duratura

L’annuncio dell’accordo di pace tra Israele e Hamas, sancito dalla mediazione statunitense, ha scatenato una catena di reazioni da parte dei governi e delle istituzioni internazionali. Dopo due anni di guerra nella Striscia e decine di migliaia di vittime, il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi sono stati salutati come un evento storico, un passo che apre nuovi scenari geopolitici e un cauto spiraglio verso la stabilità in Medio Oriente.

Dall’Unione europea è arrivato immediatamente il plauso del capo della diplomazia Kaja Kallas, che ha definito l’intesa “un importante passo avanti per porre fine a una guerra devastante”. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Europa sarà pronta a contribuire “alla ripresa e alla ricostruzione di Gaza”, sottolineando la necessità di un percorso politico verso una “pace duratura e basata sulla soluzione dei due Stati”.

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato la disponibilità del governo a partecipare alla ricostruzione e ad eventuali missioni internazionali di pace, ricordando come “l’Italia sia pronta a fare la propria parte per garantire aiuti umanitari e consolidare il cessate il fuoco”.

Dal Medio Oriente, le prime parole di approvazione sono arrivate dal Cairo. Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha parlato di “momento cruciale” per l’intera regione, annunciando una riunione ministeriale a Parigi per discutere i passi successivi del piano. Anche Arabia Saudita e Giordania hanno accolto positivamente la tregua, auspicando che conduca a una “pace giusta e duratura” e al completo ritiro delle truppe israeliane da Gaza.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, ringraziando gli Stati Uniti, il Qatar e l’Egitto per l’impegno diplomatico e definendo la mediazione “una prova di volontà politica capace di fermare il ciclo di sangue”. Anche il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha riconosciuto nel cessate il fuoco un segno di speranza, ricordando che la strada verso la pace “sarà ancora lunga ma finalmente è iniziata”.

Dal resto del mondo, il consenso è stato pressoché unanime. Per il presidente francese Emmanuel Macron, l’accordo “rappresenta un’inedita possibilità di soluzione politica fondata sul dialogo e su due Stati”. Gli fa eco il premier spagnolo Pedro Sanchez, che parla di “inizio di una pace giusta e duratura”, mentre il cancelliere tedesco Friedrich Merz si dice “incoraggiato” dagli sviluppi e invita alla prudenza fino alla liberazione effettiva degli ostaggi.

Fuori dai confini europei, anche Mosca e Pechino hanno espresso apprezzamento. Il Cremlino, per voce del portavoce Dmitry Peskov, giudica “positivo” l’accordo e auspica la “piena attuazione delle intese”, mentre la Cina ha augurato che il cessate il fuoco “diventi permanente”.

Tra i vertici delle istituzioni europee, la presidente del Parlamento Roberta Metsola ha definito quello odierno “un momento cruciale per la rinascita del Medio Oriente”, ribadendo il sostegno all’azione diplomatica di Trump, dei mediatori arabi e di tutti i partner coinvolti.

Anche il Consiglio europeo, con il presidente Antonio Costa, ha evidenziato l’importanza del piano statunitense come “occasione cruciale per consolidare la pace attraverso la soluzione dei due Stati”.

Il premier britannico Keir Starmer ha parlato di “profonde emozioni e sollievo in tutto il mondo”, mentre il canadese Mark Carney, l’argentino Javier Milei e l’australiano Anthony Albanese hanno espresso sostegno unanime e riconoscenza per il ruolo degli Stati Uniti.

Particolarmente caloroso il messaggio del presidente israeliano Isaac Herzog, che ha ringraziato Trump per la “sua leadership nel garantire il rilascio degli ostaggi e nel creare una nuova prospettiva di speranza”, arrivando a definire l’ex presidente “meritevole del Nobel per la pace”.

Sullo sfondo di un giorno che molti già definiscono storico, resta la consapevolezza che la fine delle ostilità rappresenta solo l’inizio di un processo più complesso: ricostruire Gaza, ristabilire fiducia e porre le premesse per una pace davvero duratura nel cuore del Medio Oriente.

Leggi anche:

Trump annuncia l’intesa tra Israele e Hamas: verso la fine della guerra a Gaza e la liberazione degli ostaggi