Dopo gli scioperi che avevano già fermato numerosi settori, la mobilitazione sindacale contro la riforma dell’Imposta Generale sui Redditi riparte con forza. Csdl, Cdls e Usl hanno deciso di mantenere alta la pressione sul Governo, chiedendo un confronto vero su un provvedimento che considerano iniquo e penalizzante per lavoratori e frontalieri.
La riforma, approvata due giorni fa dalla Commissione Finanze e pronta ad arrivare con nuovi emendamenti al Consiglio Grande e Generale, continua a spaccare il fronte sociale. Le confederazioni sindacali sottolineano come la partecipazione alle precedenti astensioni dal lavoro dimostri quanto profondo sia il dissenso nel Paese, soprattutto tra i dipendenti con redditi medio-bassi.
Ieri, in concomitanza con l’evento organizzato dall’associazione San Marino Italia, le tre sigle hanno promosso un nuovo sit-in. Alla manifestazione hanno preso parte anche esponenti politici sammarinesi e parlamentari italiani. Proprio a loro i sindacati hanno chiesto un incontro, per illustrare le criticità della riforma e discutere delle potenziali conseguenze economiche e sociali.
Nel mirino restano le nuove modalità di tassazione che, secondo i sindacati, caricherebbero ulteriormente i frontalieri. Mentre in Italia la franchigia è stata recentemente alzata a 10mila euro, a San Marino il prelievo aumenterebbe, penalizzando chi lavora oltre confine. A questo si aggiungono altre misure contestate: il raddoppio delle imposte su indennità di mobilità e disoccupazione, lo slittamento al 31 ottobre dell’anno successivo per i rimborsi dell’IGR e l’applicazione del fiscal drag posticipata al 2028.
Nonostante l’iter legislativo proceda, le confederazioni ribadiscono la volontà di restare compatte e mobilitate finché il Governo non accetterà di riaprire il tavolo di confronto. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, la riforma rischia di compromettere la fiducia tra istituzioni e cittadini, aggravando le disuguaglianze anziché ridurle.