Tel Aviv, la lunga notte dell’attesa: famiglie israeliane tra speranza e paura per i 48 ostaggi, solo 20 vivi, di Gaza

La tregua entrata in vigore nella notte tra Israele e Hamas ha acceso una timida ma potente speranza tra le famiglie degli ostaggi ancora a Gaza. Dopo oltre due anni di angoscia, i parenti attendono notizie concrete sul rilascio dei 48 prigionieri che, secondo le stime dell’intelligence, sarebbero ancora nella Striscia. Di questi, circa 20 risulterebbero vivi.

Tel Aviv in piazza per i propri cari

Piazza degli Ostaggi, nel cuore di Tel Aviv, è tornata a riempirsi fin dalla notte scorsa. Candele accese, fotografie e bandiere scandiscono un rito collettivo di speranza e dolore. I familiari, esausti ma determinati, sognano di ribattezzare quel luogo “Piazza dei Ritornati” quando i loro cari saranno finalmente a casa.

Einav Tsangoker, madre di Matan, rapito 734 giorni fa, ha accolto l’annuncio del cessate il fuoco con un gesto di liberazione: una bottiglia di champagne stappata in mezzo alla folla. Anche Tala Horkin, madre di Maxsim, rapito durante il festival Nova, ha raccontato di sentirsi “felice ma confusa, come se la mente non riuscisse ancora a credere alla possibilità della fine di questo incubo”.

Chi sono e cosa si sa degli ostaggi

Secondo i dati diffusi dalle autorità israeliane, dei 48 ancora nelle mani di Hamas, 26 sono stati dichiarati morti, mentre 20 vengono ritenuti vivi ma in condizioni sconosciute. Tra loro ci sono civili e militari rapiti il 7 ottobre 2023 dai kibbutz di Nir Oz, Be’eri, Kfar Aza, Nahal Oz e dalle aree di confine, oltre ai partecipanti del festival Nova.

Inbar Haiman, giovane assistente al rave del Negev, rimane uno dei simboli più dolorosi di quella tragedia: fu uccisa durante l’attacco e il suo corpo trascinato a Gaza. La famiglia ne attende ancora il rimpatrio.

Due anni di scambi e tentativi di salvataggio

Da ottobre 2023 l’esercito israeliano è riuscito a recuperare o ottenere il rilascio di 207 prigionieri su 255 sequestrati. Trentotto sono stati liberati a inizio 2025, mentre nel giugno successivo il blitz di Nuseirat aveva restituito alla libertà quattro ostaggi, tra cui Noa Argamani. Altri tre israeliani, sfuggiti ai rapitori, morirono per errore per mano delle stesse forze armate.

Un fragile sollievo dopo la tregua

Con il cessate il fuoco entrato in vigore a mezzanotte e la prospettiva di un rilascio graduale nelle prossime 72 ore, Israele vive un momento sospeso tra speranza e timore. Le famiglie si stringono in veglie di preghiera e attesa, consapevoli che solo la conferma della liberazione potrà chiudere una ferita che dura da due anni.