San Marino, il consigliere Michela Pelliccioni alla maggioranza: “Basta spese inutili, ritroviamo il senso del dialogo, prima che la politica perda se stessa”

Pubblichiamo di seguito l’intervento del consigliere indipendente Michela Pelliccioni, che analizza l’attuale situazione politica sammarinese e lancia un appello al dialogo alla maggioranza.

C’è un tempo per parlare e un tempo per ascoltare. Oggi, credo, la politica sammarinese dovrebbe fermarsi un istante — respirare, ascoltare e ritrovare il suo senso più profondo: quello del dialogo democratico.

Viviamo un periodo politico confuso, attraversato da troppe parole sussurrate e pochi confronti sinceri. Le piazze si riempiono a causa di “non detti” che si moltiplicano, e la propaganda – da ogni parte – finisce per offuscare il lume della logica. Il Parlamento, luogo del confronto civile, troppo spesso si arena in diatribe personali o ideologiche che nulla hanno a che vedere con le priorità per cui i cittadini hanno votato questa maggioranza.

Da consigliera indipendente di opposizione, non certo silente, sento il dovere di richiamare la maggioranza a una riflessione profonda: che fine ha fatto il rispetto del programma di governo? Quel programma su cui è stata riposta prima la fiducia dei cittadini e poi la fiducia della stessa maggioranza nei confronti dell’esecutivo.

Eppure, proprio lì, tra quelle righe di impegni solenni, c’era e c’è un punto cardine che dovrebbe unire e non dividere: l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea.
Un tema che considero vitale, perché non rappresenta solo un trattato internazionale, ma il fulcro di un cambiamento epocale per il nostro Paese: una via verso un sistema più equo, più trasparente, più aperto al futuro.

Una politica matura, avrebbe saputo dare un indirizzo di sviluppo chiaro, a fronte del quale aprire un tavolo di confronto vero, anche alla luce delle nuove regole europee, sulle quali definire, in via preliminare, anche una revisione di spesa. Invece, si è scelta l’unica alternativa possibile in questa prospettiva ribaltata: una partitina contabile in luogo di una vera riforma IGR. Si è scelta la via del silenzio e del calcolo. Ma un Paese come il nostro non può permettersi né l’uno né l’altro.

Auspico che maggioranza e opposizione, almeno su questo, si ritrovino: che tornino a parlarsi, a cercare una sintesi. Perché solo così potremo approvare riforme eque, capaci di restituire credibilità al bilancio dello Stato e di rispondere con serietà alle richieste del Fondo Monetario Internazionale e dei mercati.

Ma permettetemi un appello diretto agli amici della maggioranza: tiriamo insieme le orecchie ai Segretari di Stato. Perché i sacrifici si fanno insieme, e insieme si ridisegna un Paese.
Non si può chiedere ai cittadini di stringere la cinghia finché chi governa continua a firmare delibere per consulenze discutibili, a moltiplicare spese superflue o spendere l’inspendibile per le trasferte, portando “codazzi” di amici e parenti.

Il popolo ci guarda. E giudicherà non solo ciò che diremo, ma soprattutto ciò che faremo.
Il rispetto per il popolo non si invoca: si dimostra ogni giorno, con l’esempio.

Come scriveva Luigi Einaudi, “la libertà non è un dono, ma una conquista quotidiana fatta di onestà e misura”.
Ecco, è di questo che oggi abbiamo bisogno: di onestà e misura, per restituire alla politica la sua dignità e alla democrazia il suo respiro.