San Marino: due riunioni, un espresso e il Titano diventa un paradiso per investitori, senza svegliare i draghi di Bruxelles … di Enrico Lazzari

San Marino, quel fazzoletto di roccia con la puzza sotto il naso da repubblica eterna, dove il Monte Titano guarda i vicini con l’aria di chi ha già il piano B per conquistare il mondo. …Poi ci si sveglia, si alza la serranda, e si vede solo nebbia!

Diciamolo senza il solito strato di burro diplomatico: non merita di essere solo il rifugio per pieni di benzina a metà prezzo o profumerie che ti svuotano il portafoglio con un ghigno da porchettaio furbo. No, signori, il vostro microstato ha un superpotere che farebbe sbavare un mago da fiera: la velocità legislativa, quel colpo di penna che trasforma un’idea in norma prima che l’inchiostro si sia asciugato. Lassù, nella vostra amata terra, le leggi si possono cambiare, modificare, adattare più in fretta di quanto un grillino possa dimenticare l’ultimo disastro di Stato fatto. E in un continente dove la burocrazia è un pantano di comitati addormentati, questa agilità può diventare più dirompente di una bomba atomica.

Enrico Lazzari

Sì, cari Sammarinesi, il Titano potrebbe ritagliarsi il ruolo di laboratorio per investitori tech, con norme su misura che aprono le porte senza far cadere teste o ramanzine da Bruxelles: due riunioni, un espresso doppio, e il Consiglio Grande e Generale – o il Governo – ha già varato. Addio dinosauri europei.

Immaginate un posto dove un’idea per attrarre capitali non deve strisciare per ventisette comitati, tre ministeri e una crisi di governo che sembra un’eternità biblica: a San Marino, per una normativa ad hoc che renda il suolo fertile agli investitori, basta una riunione del Congresso di Stato e una firma, mentre i pachidermi di Strasburgo impiegano dieci anni a sbocciare una legge e altri cinque per capirci un’acca ed emanare la circolare interpretativa definitiva.

Questa velocità, nel mondo attuale che viaggia a mille all’ora, è oro colato, e non è favola da bar. Prendete il Decreto Blockchain del 2019, approvato in meno di un mese, un framework che regola token e servizi crypto bilanciando innovazione e legalità senza un graffio agli standard UE. In un mondo dove il tech galoppa come un razzo di SpaceX, San Marino taglia il traguardo per primo: startup e investitori con sogni da miliardario trovano qui un terreno dove piantare e raccogliere prima che a Berlino abbiano finito di compilare il modulo anti-entusiasmo. Poi, anche in questo caso, ci si sveglia, si apre la persiana, e all’orizzonte si scorge, immobile come un pachiederma in letargo, San Marino Innovation… E il sogno si trasforma -che denunciato più volte – in incubo reale quando l’entusiasta “startupper” varca la soglia di un istituto bancario biancazzurro per aprire il primo conto corrente della società sammarinese appena creata.

È il Titano che ammicca al mondo, ma che, poi, non sa rispondere alle avances…

Cambiamo registro? “Venite a investire, e vi srotoliamo il tappeto rosso senza burocrazia che vi impicca“.Certo, c’è la posizione – incastrato tra Bologna e Rimini come un cugino invadente con vista sull’Adriatico – e le tasse che nonostante la riforma IGR che fino ad ora sembra aver resuscitato i sindacati – non ti strangolano come un boa in calore, lasciando respiro a chi innova invece di spellarti vivo.

Ma poco interessa ad una startup delle tasse: il vero asso nella manica del Titano è la snellezza burocratica Ad esempio, apri una fintech o una blockchain entity, e il Decreto High-Tech 138 ti accoglie con norme su misura, un invito a nozze che dice “innovate qui, in regola e senza drammi… E con conto corrente bancario compreso nel pacchetto”, mentre l’Europa affoga in estorsioni fiscali da sadici. È un richiamo che fa drizzare le antenne a chiunque abbia un’idea e zero voglia di annegare in scartoffie.

Questa agilità non è un coniglio che compare dal cappello di un ciarlatano, ma idee che possono diventare legge prima del pranzo: è la chiave per fare del Titano un hub dove le follie tech – e non solo – diventano realtà normative prima che l’Europa abbia finito di dibattere sulla quantità di grassi permessi nella costarella di maiale

Tutto può decollare a San Marino, grazie a leggi ad hoc che evitano riunioni infinite o tomi di carte degni di un romanzo russo.  La vostra Repubblica è un microstato, sì, ma con la scattante potenzialità che non può avere nessun colosso: piccolo, lesto, e con un gancio che, se sferrato, stenderebbe la concorrenza al primo round.

Occhio, però, non senza rischi, sia chiaro: accelerare con stile, non da kamikaze, perché la velocità è un bisturi affilato da ambo i lati, e se sfrecci senza bussola rischi di tagliare dove non devi. Serve un regolatore con gli occhi aperti, che dia spazio agli investitori ma tenga le norme solide come una quercia, evitando di trasformare il paradiso in un far west per i soliti furbetti. E Bruxelles? Quella ti spia col binocolo da falco: un passo falso e arriva la ramanzina che ti smorza gli entusiasmi, ma con leggi come quelle sul blockchain – approvate in fretta ma cucite su misura per la legalità – si resta in carreggiata senza svegliare i draghi.

Basta con la facciata da repubblica di cartoline e sigarette a buon mercato, quel cliché da sagra che vi fa apparire – in taluni – come un bazar per turisti distratti: Il Titano può diventare il laboratorio dove gli investitori vengono a goderne la prontezza, con la velocità da centometrista che srotola leggi ad hoc senza far inca**are nessuno al di là di Dogana o Chiesanuova. Ma serve coraggio per schiacciare l’acceleratore e una visione che non si fermi al “day to day”. Se San Marino saprà far esplodere questa sua bomba atomica, il mondo imprenditoriale farà la fila alla rotonda di Borgo per un conquistarsi un suo posto al sole. Altrimenti, la Repubblica resterà il nanerottolo che, come oggi, inciampa nei lacci burocratici altrui, vendendo sigarette a buon mercato mentre i treni degli investitori vi sfrecciano accanto. Il futuro si scrive oggi, cari sammarinesi…

Enrico Lazzari