Pesaro-Urbino, luci e ombre sulla provincia: più lavoro e vita lunga, ma calo demografico e gender gap

Una provincia a due velocità: l’occupazione cresce, la speranza di vita aumenta, ma la popolazione cala, invecchia e le donne continuano a guadagnare molto meno degli uomini. È questa la fotografia del territorio di Pesaro e Urbino presentata oggi dalla Provincia in collaborazione con l’Istat. I dati, svelati durante l’incontro “I dati in Comune”, forniscono una base essenziale per leggere le sfide future e orientare le scelte amministrative.

L’iniziativa, che si è tenuta nella sala Pierangeli, ha visto la partecipazione di istituzioni, docenti, associazioni e sindacati, chiamati a dialogare su un quadro ricco di luci e ombre. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Provincia, Giuseppe Paolini. “La programmazione strategica deve basarsi su dati attendibili”, ha sottolineato, “per costruire insieme il futuro delle comunità”. Un ruolo, quello della raccolta e analisi statistica, che il segretario generale Michele Cancellieri ha definito “fondamentale anche per la pianificazione scolastica e territoriale”.

Il primo dato che emerge è quello demografico. Al 1° gennaio 2025, i residenti sono 349.798, in lieve calo rispetto all’anno precedente. Prosegue il trend dell’invecchiamento, con un’età media che sale a 47,6 anni e una quota di over 65 che rappresenta ormai il 25,7% del totale. Gli stranieri residenti sono 29.760, pari all’8,5% della popolazione. A bilanciare questo quadro, però, arriva un’ottima notizia sulla qualità della vita: la speranza di vita è in crescita, attestandosi a 86,3 anni per le donne e a 84,4 anni per gli uomini.

Sul fronte del lavoro, il territorio mostra un notevole dinamismo. I tassi di occupazione, sia femminile (70,2%) che maschile (79,3%), superano la media regionale. La disoccupazione complessiva è al 3,5%, un dato nettamente inferiore alla media nazionale (6,6%). Tuttavia, dietro questi numeri positivi si nasconde una profonda disuguaglianza. Persiste infatti un forte divario retributivo di genere: le donne guadagnano in media 16.852 euro annui, a fronte dei 25.202 degli uomini. Preoccupa anche il dato sui Neet, i giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, fermi all’11,5%.

Il quadro complessivo che emerge è quello di un’economia solida, con il 34% degli addetti impiegati nell’industria e il 64,2% nei servizi, e un reddito medio disponibile pro-capite in crescita a 23.682 euro, superiore alla media regionale. Un territorio vivace, con un’alta partecipazione femminile alla vita pubblica (le donne amministratrici comunali sono il 37,8%), ma che deve fare i conti con le grandi sfide del calo demografico e delle disuguaglianze sociali.