Quella che inizialmente sembrava una tragica caduta accidentale si è trasformata in un’aula di tribunale, con un’accusa di lesioni gravissime. Un imprenditore forlivese è a processo con il sospetto di aver causato le ferite che hanno ridotto in stato vegetativo un autotrasportatore cesenate. Ieri, durante un’udienza del processo, sono state presentate perizie che alimentano l’ipotesi che la vittima non sia caduta da sola, ma sia precipitata dalle scale dopo aver ricevuto un pugno al volto.
La vicenda, al vaglio del collegio presieduto dal giudice Monica Galassi, risale al 2023. In un edificio di Forlì, durante un trasloco, l’autotrasportatore G.C. fu trovato in condizioni disperate. I soccorritori del 118 lo trovarono a terra con lesioni devastanti alla testa e alla colonna vertebrale, che lo fecero entrare in un coma da cui non si è mai ripreso. Inizialmente, tutto faceva pensare a un incidente sul lavoro.
Le indagini, coordinate dal pm Laura Brunelli, presero però una piega diversa. L’imputato, l’imprenditore G.F., e la stessa vittima erano già noti alle cronache e coinvolti in complesse inchieste della DDA, una legata a una fornitura di mascherine cinesi all’Ausl e l’altra al traffico internazionale di droga. Proprio dalle intercettazioni in corso per quelle indagini, gli inquirenti iniziarono a dubitare della versione dell’incidente. Il sospetto divenne che tra i due, durante una lite, fosse volato un pugno che avrebbe fatto perdere l’equilibrio all’autotrasportatore, facendolo precipitare.
Nell’udienza di ieri sono stati ascoltati i primi esperti. La Polizia Scientifica ha riferito sugli esami del DNA, ma il punto cruciale è stata la testimonianza dell’anatomopatologa Donatella Fedeli. La specialista ha analizzato le lesioni della vittima, evidenziando fratture alle ossa orbitali e nasali su un solo lato del volto. Pur precisando che in medicina forense non si può avere una certezza assoluta, ha spiegato come lesioni simili siano più compatibili con un colpo diretto che con un urto subito durante una caduta. Ha inoltre aggiunto che le tracce di sangue, in casi analoghi, si trovano più facilmente alla fine di una rampa di scale, e non all’inizio.
Il processo, basato su un quadro fortemente indiziario, proseguirà a dicembre con l’ascolto di altri testimoni. A febbraio, invece, sarà l’imputato stesso a poter fornire la sua versione dei fatti ai giudici.