Un allarme tanto forte quanto preciso arriva da San Marino. I movimenti per i diritti delle persone con disabilità rischiano di perdere la loro spinta politica, finendo “addomesticati” da un sistema che li trasforma in semplici erogatori di servizi. A lanciare la riflessione è l’associazione Attiva-Mente, che in un comunicato diffuso oggi mette in guardia contro la trappola sottile della “depoliticizzazione”, un fenomeno che neutralizza la portata rivoluzionaria delle battaglie per l’inclusione.
Secondo l’analisi dell’associazione, che cita lo studio accademico “How authoritarianism and neoliberalism work together to depoliticise disability movements”, due forze apparentemente opposte lavorano insieme per depotenziare le rivendicazioni. “Da un lato l’autoritarismo, che impone silenzio e paura; dall’altro il neoliberismo, che insegna a ‘stare al proprio posto’ dentro logiche di mercato e competizione”, spiega la nota. Il risultato, secondo Attiva-Mente, è devastante: “La disabilità torna ad essere gestita, ma non ascoltata; esibita, ma non compresa; rappresentata, ma non autodeterminata”.
Il processo descritto non avviene con censure dirette, ma attraverso “l’abbraccio morbido” della burocrazia: bandi, progetti, scadenze e procedure. Le istituzioni e i grandi finanziatori, nota l’associazione, tendono a preferire movimenti che non disturbano l’assetto esistente, ma si limitano a “migliorare” il sistema. In questo modo, un’organizzazione nata per rivendicare diritti rischia di trasformarsi in una struttura che produce report e loghi, smarrendo la sua capacità di generare un cambiamento reale. “Ci si abitua a parlare il linguaggio dei bandi, non quello dei diritti”, si legge nel comunicato. “Si misura il successo in termini di progetti conclusi, non di vite cambiate”.
Attiva-Mente ribadisce con forza che la disabilità è e deve rimanere un fatto politico. “Lo è ogni volta che qualcuno rivendica la libertà di scegliere dove e con chi vivere. Lo è ogni volta che si denuncia una barriera, fisica o culturale. Lo è ogni volta che si rifiuta di essere ridotti a casi, statistiche, o destinatari di attenzioni paternalistiche”. Essere un movimento politico, precisa l’associazione, non significa schierarsi con un partito, ma avere una visione del mondo e lottare per trasformarla.
La vera sfida, dunque, è interna ai movimenti stessi: non perdere la propria anima critica. L’invito è a una costante vigilanza per non smettere di “disturbare” e ricordare che l’inclusione non è una concessione, ma un diritto umano da esercitare. Una società, conclude Attiva-Mente, “si misura non da quanto assiste, ma da quanto emancipa”. Un monito che si chiude con lo slogan che da sempre anima queste battaglie: “Nulla su di noi senza di noi”.













