Cronaca. Delitto Garlasco, omicidio Chiara Poggi. La rivelazione shock: “L’Avvocato Lovati è controllato, qualcuno potrebbe temere dica ciò che sa”. E l’ora della morte non torna

Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, uno dei più complessi e discussi della cronaca italiana, torna a far parlare di sé. Nonostante una condanna definitiva per Alberto Stasi, nuove dichiarazioni e i dettagli di una battaglia legale mai sopita suggeriscono che molti aspetti della vicenda rimangano ancora avvolti da dubbi e misteri, a partire dall’elemento che si è rivelato cruciale per la condanna: l’ora del delitto.

A gettare una nuova ombra sul caso sono le recenti affermazioni della direttrice della rivista “Giallo”, Albina Perri, riguardo all’avvocato Massimo Lovati. La giornalista ha espresso la sensazione che Lovati, pur dichiarando di stare bene, sia costantemente sorvegliato più che accudito. Secondo Perri, qualcuno potrebbe temere che l’avvocato riveli ciò che sa, conoscenze che potrebbero estendersi anche oltre i fatti noti del caso Sempio. Questa impressione suggerisce che Lovati potrebbe non essere pienamente libero, alimentando l’idea che esistano retroscena ancora inesplorati.

Il cuore del processo contro Alberto Stasi è stato un vero e proprio “balletto” di perizie sull’ora esatta della morte di Chiara, avvenuta il 13 agosto 2007. La sentenza definitiva della Cassazione ha inchiodato Stasi stabilendo una “forbice” temporale di soli 23 minuti, tra le 9:12 e le 9:35 del mattino. In quell’arco di tempo, Stasi non aveva un alibi comprovato. Questa ricostruzione si basa anche sulla perizia informatica che accertò un suo accesso al computer per lavorare alla tesi di laurea alle 9:36, un attimo dopo la finestra temporale dell’omicidio.

Tuttavia, questa verità processuale si è scontrata fin dall’inizio con altre evidenze scientifiche. La prima consulenza del medico legale Marco Ballardini, intervenuto sulla scena del crimine, collocava il decesso in un orario ben diverso, tra le 10:30 e le 12:00, con una maggiore probabilità intorno alle 11:30. Un’ipotesi che avrebbe rafforzato l’alibi di Stasi, il quale conservava uno scontrino del parchimetro di Vigevano pagato alle 10:18. Anche l’analisi dei fenomeni cadaverici sembrava indicare un’ora più tarda. I soccorritori, giunti alle 14:11, non rilevarono sul corpo di Chiara né rigor mortis (che emerge dopo circa tre ore) né ipostasi evidenti (che compaiono dopo mezz’ora), elementi che farebbero slittare l’ora del decesso intorno alle 11:00. Anche il calcolo basato sulla temperatura corporea della vittima sembrava portare alla stessa conclusione.

A complicare ulteriormente il quadro si aggiunge una vicenda giudiziaria parallela. L’inchiesta per presunta corruzione nel caso Garlasco, che ha coinvolto l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, ha scatenato un aspro scontro tra la difesa dell’ex magistrato e la Procura di Brescia, con accuse reciproche di attacchi scomposti e modalità intimidatorie. Un clima di tensione che testimonia quanto il caso Garlasco sia ancora oggi un terreno di scontro legale.

Da un lato, quindi, esiste una sentenza definitiva che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di reclusione. Dall’altro, persistono dubbi scientifici e nuove ombre che continuano ad alimentare il dibattito. L’omicidio di Garlasco, al di là della sua conclusione giudiziaria, rimane un caso aperto nell’immaginario collettivo, un labirinto di orari, alibi e misteri irrisolti.