Il giudice per le indagini preliminari di Rimini ha deciso di archiviare il procedimento a carico del carabiniere coinvolto nella tragica sparatoria di Capodanno a Villa Verucchio, che aveva portato alla morte di Muhammad Sitta, un giovane egiziano di 23 anni. La decisione della magistratura chiude così un capitolo complesso, dopo mesi di indagini e analisi degli eventi che si sono svolti nella notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il maresciallo Luciano Masini, all’epoca 55enne, si trovava in una situazione di forte tensione, che lo avrebbe portato a intervenire in circostanze di estrema pressione. La Procura ha riconosciuto che l’azione del militare sia stata dettata da necessità e che, in quella circostanza, egli non avrebbe avuto alternative ragionevoli, giustificando così il suo comportamento e eliminando il rischio di un processo.
La notte di Capodanno in Piazza a Villa Verucchio si era trasformata in un episodio di grande tensione. Muhammad Sitta aveva aggredito e ferito diverse persone, tra cui due giovani di 18 anni, un anziano e una coppia di turisti romani, usando un coltello con estrema violenza. L’episodio aveva generato panico tra la folla, e l’arrivo del carabiniere Masini aveva visto quest’ultimo cercare di fermare il giovane con una serie di avvertimenti e colpi, esplodendo in totale dodici proiettili con la pistola di ordinanza. La scena, ripresa da alcuni passanti, mostra Masini urlare all’aggressore di fermarsi, mentre questi continuava a brandire l’arma bianca. Masini era stato a circa un metro dal 23enne quando aveva sparato i colpi che sono risultati fatali.
Muhammad Sitta, nel tentativo di difendersi, aveva colpito con un coltello più volte le persone presenti, tra cui due giovani e un anziano, causando un grave stato di allarme. La sua condotta aveva richiesto l’intervento immediato delle forze dell’ordine, che si sono trovate a dover gestire un episodio di violenza improvvisa e imprevedibile.
L’archiviazione del procedimento rappresenta la conclusione di un procedimento giudiziario complesso, che ha riconosciuto il comportamento del maresciallo Masini come coerente con le circostanze di emergenza in cui si trovava. La decisione sottolinea come, in situazioni di crisi, le forze dell’ordine possano trovarsi a dover agire in condizioni di estrema pressione, con il risultato di evitare il processo e confermare il ruolo di Masini come un professionista che ha agito per difendere l’incolumità pubblica.












