Le cronache di questi giorni, relative agli arresti legati alla tentata acquisizione della Banca di San Marino (BSM) e alle accuse di corruzione e riciclaggio emerse dall’inchiesta avviata grazie alla segnalazione dell’Agenzia di Informazione Finanziaria (AIF), rappresentano un nuovo, grave colpo alla credibilità del nostro Paese e del suo sistema finanziario.
In un Paese serio, i problemi delle banche dovrebbero essere risolti dagli addetti ai lavori, con meno clamore pubblico possibile, perché sono l’architrave del sistema economico e il loro funzionamento si basa sulla fiducia nelle loro dirigenze e in chi ha il compito di vigilare. In questo Paese, però, purtroppo la fiducia della cittadinanza è costantemente messa a dura prova e tradita da scandali, che possono mettere in difficoltà il nostro sistema. Ribadiamo, in tal senso, la necessità di preservare la calma: quel che accade nell’Ente Cassa di Faetano non mina e non riguarda l’operatività della Banca di San Marino.
Ciò che appare sempre più evidente, però, è che il Paese non ha ancora fatto pace con il proprio passato. La divisione tra vecchi gruppi di potere continua a condizionare la capacità di reazione della comunità sammarinese: di fronte a fatti di tale gravità sarebbe stato necessario unire le forze istituzionali in una task force condivisa, capace di affrontare la crisi con lucidità e responsabilità. Ma questo non è possibile quando, nei ruoli apicali, figurano persone che ostacolano in ogni modo la trasparenza su quanto è avvenuto, impedendo addirittura un riferimento nelle opportune sedi consiliari.
Le difficoltà odierne derivano da una radicata incapacità della nostra classe dirigente e, in parte, dell’intera comunità, di scegliere con decisione la via della legalità, della competenza e del rispetto.
Ricordiamo che lo stesso Consiglio di amministrazione dell’Ente Cassa di Faetano ha visto, e in parte vede ancora, la presenza di figure che in passato non si sono fatte scrupoli di ottenere compensi milionari non dichiarati al fisco per mere segnalazioni immobiliari, come riportato da documentazione pubblica.
Di fronte a questo ennesimo schiaffo alla credibilità del Paese, RETE e DEMOS ribadiscono il proprio impegno a mettersi a disposizione per avviare un vero rinnovamento democratico, fondato su serietà, competenza, rispetto e legalità. È giunto il momento che tutte le forze politiche e sociali sane del Paese facciano un passo di responsabilità: isolino una volta per tutte i personaggi che continuano a riprodurre la cultura mefitica degli anni ’90, quella dei privilegi, dei favori e della commistione tra interessi pubblici e personali.
Chiediamo che si faccia piena luce su questa vicenda: non solo sulle responsabilità penali e amministrative, ma anche su quelle politiche, che appaiono – giorno dopo giorno – sempre più schiaccianti. Solo così sarà possibile ricostruire la fiducia dei cittadini e restituire dignità alla Repubblica.
Comunicato stampa – RETE, DEMOS












