La prima parte
Le autorità del Qatar, scoperta la messinscena del finto consolato sammarinese, hanno immediatamente rimosso la targa diplomatica e trasmesso un dettagliato rapporto ufficiale a San Marino. In tale rapporto si documentava non solo l’usurpazione del titolo consolare, ma anche l’uso di presunti atti firmati dal Segretario agli Esteri Luca Beccari (o addirittura dal precedente Segretario di Stato agli Esteri Nicola Renzi) e da un istituto bancario sammarinese. Di fronte a questi fatti, a San Marino è stata aperta un’inchiesta giudiziaria per usurpazione di titoli nei confronti di Augusto Coriglioni, accusato di essersi spacciato abusivamente per console che però è stata archiviata in breve tempo da parte del Commissario della Legge Elisa Beccari, che ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Coriglioni.
Tale provvedimento giudiziario è avvenuto all’insaputa degli organi politici competenti: la Commissione Affari Esteri del Consiglio, riunitasi il 12 settembre, non era stata informata, come si legge da fonti giornalistiche, né dell’apertura né della chiusura dell’indagine, venendo a conoscenza della sua esistenza solo attraverso la stampa. Questo ha fatto ritenere che sulla vicenda si sia cercato di mantenere un basso profilo istituzionale, evitando clamore pubblico.
Uno dei punti più delicati su cui si chiedono chiarimenti riguarda un’eventuale lettera ufficiale del Segretario di Stato inviata a beneficio di Coriglioni. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, Coriglioni avrebbe presentato alle autorità qatarine dei documenti firmati dall’allora Segretario agli Esteri di San Marino, Luca Beccari. In particolare, si parla di una presunta lettera su carta intestata sammarinese, firmata da Beccari o dal suo predecessore, che l’imprenditore avrebbe consegnato alle autorità di Doha per “aiutarlo” nel procedimento aperto in Qatar. Questo suggerisce che Coriglioni potesse essere in possesso di un qualche attestato di credibilità o appoggio proveniente dai vertici di San Marino, utilizzato per avvalorare il suo falso status diplomatico o per ottenere trattamento di favore all’estero.
Finora il contenuto e l’autenticità di tale lettera non sono stati confermati né smentiti ufficialmente. Luca Beccari, da parte sua, ha dichiarato pubblicamente di non aver mai autorizzato Coriglioni a rappresentare San Marino e di aver anzi diffidato l’imprenditore dall’usare titoli inesistenti. Non ha però fornito dettagli su eventuali corrispondenze ufficiali intercorse.
Questa situazione resta avvolta nell’incertezza: l’interpellanza di RF chiede al Governo di chiarire senza equivoci se esiste davvero una lettera firmata da Beccari indirizzata a Coriglioni e, in caso affermativo, di spiegarne il contenuto e lo scopo.
La risposta a questa domanda è importantissima per capire se vi sia stata o meno una copertura diplomatica indebita, poiché un coinvolgimento diretto della Segreteria di Stato sammarinese a tutela di un sedicente console abusivo sarebbe un fatto di estrema gravità istituzionale.
L’ultimo aspetto affrontato riguarda le azioni intraprese (o non intraprese) dal Governo di San Marino per tutelare la reputazione internazionale della Repubblica, messa in ombra da questa vicenda. In concreto, ci si chiede se l’Esecutivo abbia adottato misure sanzionatorie o correttive nei confronti di Coriglioni o della sua società, a seguito dei comportamenti che hanno leso il prestigio del Paese.
Dall’analisi dei fatti emersi, sembra che finora non siano state comminate sanzioni ufficiali né all’imprenditore né alle sue attività economiche legate a San Marino e questo è particolarmente strano.
Nessuna sanzione per Coriglioni e questo è particolarmente strano
L’esito dell’unica iniziativa giudiziaria interna è stato, come visto, un’archiviazione senza rinvio a giudizio, quindi nessuna condanna o pena a carico di Coriglioni. Sul piano amministrativo o diplomatico, non risultano provvedimenti formali come revoche di eventuali incarichi (che peraltro non aveva) o segnalazioni alle autorità internazionali.
L’unico atto noto è la diffida verbale che il Segretario Beccari afferma di aver rivolto a Coriglioni, intimandogli di non continuare ad usare indebitamente il nome di San Marino. Si tratta però di un mero richiamo informale, privo di effetti pratici tangibili, ben lontano da una sanzione ufficiale.
Questa apparente inerzia sanzionatoria ha destato preoccupazione. Mentre in Qatar le autorità hanno reagito rimuovendo la targa e denunciando l’accaduto, dando un chiaro segnale di tutela della propria immagine, a San Marino la vicenda si è chiusa senza conseguenze per il responsabile. Tale disparità di approccio rischia di far apparire la Repubblica del Titano come accomodante verso comportamenti opachi, minando la sua credibilità.
Proprio per questo, l’interpellanza di RF domanda al Governo di indicare quali provvedimenti (se ve ne sono) siano stati presi per salvaguardare l’onorabilità della Repubblica di San Marino in seguito al “caso Coriglioni”. Se il Governo non ha intrapreso alcuna azione concreta, sarà chiamato a giustificarne l’assenza, spiegando come intende evitare che simili episodi si ripetano e difendere il buon nome del Paese. In gioco non c’è solo l’esito di un singolo scandalo, ma la capacità di San Marino di dimostrarsi uno Stato di diritto rigoroso e trasparente, pronto a sanzionare chi ne lede l’immagine e la legalità.
Come evidenziato dalla vicenda, la reputazione internazionale è un patrimonio delicato: una volta intaccata, richiede sforzi concreti e trasparenti per essere ripristinata.
I prossimi passi del Governo in relazione a questo caso saranno quindi decisivi per capire se e come verrà ricostruita la fiducia nel prestigio della Repubblica. Intanto aspettiamo la risposta all’interrogazione, che dovrebbe arrivare a giorni.
Fine seconda parte
Marco Severini – direttore GiornaleSM












