Un allarme sociale che parte dai banchi della scuola dell’infanzia e arriva fino all’aula del Consiglio Grande e Generale. Nella seduta di ieri sera, i lavori parlamentari sono stati dominati da un acceso dibattito sulle crescenti fragilità emotive, sui ritardi nel linguaggio e sulla ridotta autonomia dei bambini più piccoli, un fenomeno che ha spinto l’assemblea a ratificare un decreto per ridurre il numero di alunni per insegnante. La misura, sebbene approvata con un ampio consenso, ha aperto una profonda riflessione sulle cause sociali, familiari e culturali che stanno dietro a questo disagio.
Il provvedimento al centro del confronto, scorporato su richiesta di Repubblica Futura, è il Decreto Delegato n.108 che modifica il rapporto numerico massimo nella scuola dell’infanzia, portandolo da un docente ogni diciassette bambini a uno ogni quindici. Una decisione, come spiegato nella relazione illustrata in Aula, nata dalla “crescente preoccupazione” segnalata dalla Direzione e dal Collegio Docenti per l’aumento di “bambini con livelli di autonomia sempre più ridotti, caratterizzati da difficoltà di autoregolazione e da uno sviluppo disarmonico”.
Se da un lato la misura è stata accolta da tutte le forze politiche come un passo necessario, il dibattito si è subito allargato, andando a toccare le radici del problema. “Dobbiamo interrogarci anche sulle famiglie, non per metterle sul banco degli imputati, ma per capire che cosa stia succedendo”, ha affermato Nicola Renzi (RF), collegando il fenomeno al calo demografico e alla nuova ondata di emigrazione giovanile. La relazione allegata al decreto ha suscitato forte apprensione, come sottolineato da Antonella Mularoni (RF): “Mi ha preoccupato molto. Ci troviamo davanti a un campanello d’allarme che non possiamo ignorare”. Un’eco trovata nelle parole di Sara Conti (RF), che ha parlato di “preoccupante spaccato di realtà” e ha proposto un’audizione congiunta di esperti.
Dal banco della maggioranza, Carlotta Andruccioli (D-ML) ha riconosciuto la validità del decreto ma ha invitato a una riflessione più ampia: “Se la scuola viene vissuta come un luogo di parcheggio, allora ci troviamo davanti a un atteggiamento culturale che va rivisto”. Anche Giovanni Zonzini (Rete) ha definito il provvedimento un passo necessario ma non sufficiente, auspicando un confronto con psicologi e sociologi per comprendere le cause, mentre Fabio Righi (D-ML) ha posto l’accento sulla difficoltà degli insegnanti nel mantenere l’autorevolezza educativa di fronte a un rapporto mutato con i genitori. Per Manuel Ciavatta (PDCS) il decreto è “un intervento positivo che non comporta un aggravio di risorse”, ma ha richiamato l’attenzione sull’impatto di difficoltà sociali e nuove tecnologie.
Il Segretario di Stato Luca Beccari, in replica, ha raccolto le sollecitazioni dell’Aula. “Siamo tutti colpiti da queste dinamiche”, ha ammesso, assicurando di voler trasmettere al Segretario competente la richiesta di “andare più in profondità” per analizzare il fenomeno senza limitarsi a un mero adeguamento dei coefficienti.
La seduta serale, apertasi con la revoca della convenzione con la società Alutitan e la ratifica di alcuni accordi internazionali, ha visto anche un confronto sul decreto per l’abilitazione all’insegnamento, che ha riacceso il dibattito sul controverso tema del reclutamento dei docenti, e sul decreto per la “Coabitazione Intergenerazionale Temporanea”. Quest’ultimo, nato da una proposta delle opposizioni in commissione, è stato salutato dal Segretario Matteo Ciacci come “un’azione concreta” e da Matteo Casali (RF) come “la celebrazione di un risultato conseguito insieme”. I lavori, sospesi a mezzanotte, riprenderanno oggi pomeriggio alle 14.
Leggi il report AskaNews dei lavori consigliari di ieri sera: 20251029 – Consiglio Grande e Generale – Report mercoledi 29 ottobre 2025 sera













