Un’inchiesta per grave sfruttamento della manodopera ha portato al sequestro di un autolavaggio a Pesaro e alla denuncia dei tre gestori. L’operazione, condotta dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, ha svelato un sistema in cui sette lavoratori stranieri venivano impiegati in condizioni disumane, con paghe irrisorie e orari massacranti.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le vittime erano sette cittadini egiziani, tutti richiedenti asilo e quindi in una condizione di particolare vulnerabilità economica. Erano costretti a lavorare in nero fino a dodici ore al giorno, senza riposo settimanale, per una retribuzione di appena 3 o 4 euro l’ora, a fronte degli 8 o 9 euro previsti dal contratto collettivo nazionale di riferimento. Oltre alla paga da fame, non venivano corrisposti neanche gli emolumenti accessori.
A gestire questo sistema di sfruttamento erano tre loro connazionali, i quali non solo imponevano le condizioni di lavoro, ma costringevano gli operai a vivere in locali fatiscenti e totalmente inadeguati, messi a disposizione dagli stessi datori di lavoro. Il provvedimento di sequestro dell’impianto è scattato nel tardo pomeriggio del 23 ottobre scorso ed è stato successivamente convalidato dall’Autorità Giudiziaria.
L’operazione è il culmine di una complessa attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro e avviata nel marzo di quest’anno. Le indagini erano partite in seguito a precedenti controlli ispettivi che avevano già fatto emergere irregolarità in materia di sicurezza sul lavoro e normative ambientali. Attraverso servizi di osservazione, pedinamenti e la raccolta di testimonianze, i militari sono riusciti a documentare il grave quadro di sfruttamento, contestando ai tre gestori il reato previsto dall’articolo 603 bis del Codice penale.











