Si è conclusa dopo vent’anni una lunga e complessa vicenda giudiziaria a Pesaro. Un giovane uomo, oggi 23enne, ha finalmente ottenuto un risarcimento per una caduta da un gioco pubblico avvenuta quando aveva solo tre anni. La sentenza definitiva, che riconosce una responsabilità parziale del Comune, arriva quasi un quarto di secolo dopo l’incidente.
L’episodio risale al settembre del 2005. Nel giardino pubblico di via Milazzo, un bambino di tre anni si stava arrampicando su una struttura ginnica dotata di rete e spalliera. Giunto a un’altezza di oltre due metri, perse la presa e cadde violentemente al suolo. L’impatto gli provocò la frattura dell’omero sinistro, con conseguenti quaranta giorni di inabilità totale, ventotto di inabilità parziale e postumi permanenti valutati al 3%.
L’iter legale che ne è seguito è stato particolarmente lungo. Inizialmente, le sentenze di primo e secondo grado avevano escluso la responsabilità del Comune, attribuendo l’intera colpa a un presunto difetto di vigilanza da parte della madre. La svolta è arrivata nel 2023, quando la Corte di Cassazione ha ribaltato la prospettiva, stabilendo la necessità di verificare la conformità e la sicurezza dell’attrezzatura prima di poter escludere la colpa dell’ente pubblico.
Le successive verifiche tecniche hanno infatti svelato una serie di gravi mancanze. La struttura era stata montata a un’altezza superiore di 20-30 centimetri rispetto a quanto previsto e poggiava su un terreno irregolare. Ma la negligenza più grave era l’assenza del tappetino antiurto, obbligatorio per legge per tutte le attrezzature da gioco con un’altezza di caduta superiore ai sessanta centimetri. Il bambino si era quindi arrampicato a oltre due metri e mezzo per poi cadere direttamente sulla terra battuta.
Con la sentenza finale, depositata il primo novembre scorso, la Corte d’Appello di Ancona ha stabilito un concorso di colpa, attribuendo la responsabilità al 50% al Comune di Pesaro per le “anomalie della cosa” e al 50% alla madre per l’omessa vigilanza. Al ragazzo è stato riconosciuto un risarcimento di 6.014,50 euro e alla madre di 720,80 euro, oltre a rivalutazione e interessi. Sebbene la cifra sia modesta, la decisione ha un forte valore simbolico, poiché riafferma il dovere delle amministrazioni di garantire non solo l’installazione di giochi a norma, ma anche la loro corretta manutenzione e la sicurezza dell’intera area circostante.











