La riforma dell’imposta generale sui redditi avanza in Consiglio Grande e Generale, ma in un clima di scontro frontale tra il Segretario di Stato Marco Gatti e le opposizioni. Nella seduta di ieri pomeriggio sono stati approvati gli articoli dal 9 al 34 del progetto di legge, inclusi quelli, pesantemente modificati dopo il confronto con i sindacati, su fringe benefit, deduzioni e donazioni. Un iter che procede spedito nei numeri, ma scandito dalle accuse di “retromarcia” e di aver corretto una legge “inemendabile” solo sotto la spinta delle proteste.
Il momento di massima tensione si è consumato sull’articolo 20, quello relativo alla deducibilità delle donazioni. La versione iniziale del governo, che limitava il beneficio fiscale ai soli enti residenti a San Marino e alla Chiesa Cattolica, è stata completamente ribaltata, eliminando ogni vincolo territoriale. Una marcia indietro che l’opposizione ha definito la prova del nove di un lavoro superficiale. «In Commissione ci venne risposto come se fossimo dei mentecatti. Evidentemente non lo eravamo, visto che oggi siete tornati sui vostri passi», ha attaccato Gaetano Troina di Domani Motus Liberi. Per Sara Conti (Repubblica Futura) si trattava di un articolo «che gridava vendetta, inqualificabile».
Acceso anche il dibattito sugli articoli 9 e 10, che hanno elevato il tetto dei fringe benefit esentasse a 2.000 euro se erogati tramite Smac Card. Una misura difesa dal Segretario Gatti come necessaria per la competitività con l’Italia, ma vista dalle minoranze come un potenziale grimaldello per aggirare i contratti collettivi. «Molti datori di lavoro tendono a sottrarsi alle regole sfruttando queste scappatoie», ha accusato Matteo Zeppa (Rete), mentre Emanuele Santi ha denunciato la pratica diffusa di mascherare parte dello stipendio come rimborso spese, con gravi danni per i contributi pensionistici.
Sotto la lente sono finite anche le nuove norme fiscali per le imprese. L’articolo 11, che ha introdotto un limite alla deducibilità delle auto aziendali (50.000 euro) con l’alternativa di una moto (10.000 euro), è stato criticato per la sua formulazione ambigua. Dibattito acceso anche sull’articolo 12, che consente di recuperare le perdite d’esercizio senza limiti di tempo ma solo fino al 70% dell’imposta dovuta: una norma giudicata “peggiorativa” da Rete perché «riduce il gettito minimo e favorisce imprese che dichiarano perdite senza affrontare il nodo dei controlli».
In un pomeriggio di contrapposizioni, un raro momento di convergenza si è registrato sull’articolo 33, che aumenta lievemente l’aliquota sulle rendite da capitale. «È una delle poche misure di buon senso», ha ammesso Emanuele Santi, trovando sponda in Nicola Renzi (RF), secondo cui «colpire la rendita piuttosto che il reddito da lavoro è una cosa assolutamente condivisibile». Il via libera finale alla riforma è atteso tra oggi e domani, in un’Aula dove la maggioranza resta in silenzio per accelerare i tempi, lasciando la scena a un dialogo a senso unico tra il Segretario Gatti e le forze di opposizione.
Il report di AskaNews integrale: 20251104 – Consiglio Grande e Generale – Report martedi 4 novembre 2025 pomeriggio (1)











