È tornato in un’aula di tribunale per rivivere l’aggressione subita nel febbraio 2021 l’ex parroco di Santa Maria di Alfonsine, don Luigi Gatti. Ieri, durante il processo per violenza privata, il sacerdote 73enne ha testimoniato contro uno dei fedeli accusati di averlo aggredito davanti alla canonica, raccontando di un clima di forte ostilità creato da un gruppo di giovani all’interno della parrocchia.
Il procedimento giudiziario vede imputato un 27enne, l’unico del gruppo originale a non aver chiuso la propria posizione. Altre tre persone coinvolte hanno infatti già estinto il reato risarcendo il sacerdote con mille euro ciascuno e una lettera di scuse, mentre un minorenne sarà giudicato dal tribunale competente. L’episodio al centro del processo risale alla sera del 20 febbraio 2021, quando don Gatti fu accerchiato, spinto contro un muro e minacciato da alcuni parrocchiani poco prima di celebrare la messa. L’intera scena fu ripresa da una telecamera di sorveglianza.
Durante la sua deposizione di ieri davanti al giudice Cosimo Pedullà, don Gatti, costituitosi parte civile con l’avvocato Nicola Montefiori, ha descritto un ambiente parrocchiale teso. Ha spiegato che un gruppo di “sbarbatelli”, a suo dire, pretendeva di esercitare un controllo sulla parrocchia, cercando di mantenere un’autorità che si erano guadagnati in passato e opponendosi alla sua linea. Il sacerdote ha ammesso di aver passato la notte insonne al pensiero di dover testimoniare.
L’ex parroco ha anche espresso l’amarezza per le conseguenze che quell’episodio ebbe sul suo incarico, durato appena tre anni. Poco tempo dopo l’aggressione, infatti, fu rimosso dalla guida della comunità. Sul punto, ha lasciato intendere di non aver mai compreso fino in fondo le ragioni ufficiali della sua destituzione, un epilogo che ancora oggi gli causa sofferenza.











