Tragica coincidenza nel disastro del crollo durante i lavori in corso alla medievale Torre dei Conti a Roma: l’illustre studioso ravennate, Corrado Ricci, a cui è dedicato il Largo dove sorge la Torre, dedicò l’intera vita alla tutela ed al restauro delle bellezze antiche d’Italia, creando tra l’altro la prima Soprintendenza d’Italia, quella dedicata ai monumenti di Ravenna. Significativo che il dissolvimento degli organi dedicati alla tutela, e con essi delle bellezze naturali e dei beni culturali, debba avvenire nel ricordo di Ricci.
Così si legge in un articolo di febbraio 2025 sul progetto per la Torre: “Come spiegato dai tecnici della Sovrintendenza capitolina il corpo della Torre sarà modificato attraverso l’abbattimento dei 5 solai (…) eliminati per consentire all’edificio di essere internamente ripensato (…) un piano basso con mediateca e spazi pubblici. Scale ed ascensori esistenti saranno ampliati ed incrementati per consentire di raggiungere l’ultimo piano dove, una caffetteria, verrà collegata ad una terrazza dall’impareggiabile affaccio. “
“Non ci sembra la descrizione di un restauro conservativo, bensì un progetto di messa a reddito di un bene archeologico vincolato”, scrive da Roma la giornalista Jacopa Stinchelli. “Non solo la torre ammirata dal Petrarca, tutta l’area era stata stravolta, a partire dal settembre 2024, quando avevano abbattuto i pini, sani e in teoria tutelati dai vincoli paesaggistici, che componevano l’esedra disegnata nel secolo scorso da Antonio Munoz”. “Scavi al posto dei pini”.
In poche parole, anziché un consolidamento forte, attento, in punta di piedi e per niente invasivo, pare si sia trattato dello sventramento massiccio di un grande edificio millenario più volte rimaneggiato e del suo contesto, con lo scopo di adattare “contenitore” – o “location”, come si usa dire adesso – alle esigenze di mercato e metterlo a sfruttamento economico. Beni culturali, ambientali e paesaggistici antichissimi, fragilissimi e preziosissimi trattati come meretrici da spremere?
I danni provocati dall’uso dissennato dei fondi PNRR sono immani in tutta Italia, oggi tragicamente visibili per il crollo di parte della Torre e, soprattutto, per la vita perduta del lavoratore innocente. Moltissimi altri danni, con meno clamore, si sono perpetrati e stanno continuando contro biodiversità, alberature, paesaggio, salute pubblica e molto altro. Ci chiediamo come abbiano fatto enti, soprintendenze, parchi e funzionari ad assecondare allegramente. In tutto questo, quasi sempre i progetti non sono pubblicati, discussi con la cittadinanza, e di difficile reperimento.
Stesse modalità progettuali anche per la Rocca trecentesca di Montefiore Conca, in provincia di Rimini, i cui lavori incongrui con fondi PNRR autorizzati anche dalla Soprintendenza di Ravenna sono stati segnalati dai cittadini e poi alla Procura di Rimini in tempi non sospetti, settimane fa? Se ne parlerà in un incontro pubblico sabato 8 novembre, alle ore 20.30, presso la Sala degli Archi del palazzo comunale in via Roma 3 a Montefiore Conca. Sono state invitate le autorità ed il consiglio comunale.
Comunicato stampa – Italia Nostra sezione di Forlì, Valmarecchia e Ravenna











