Cronaca. Fano, strangolò la moglie, il pm chiede solo 9 anni: secondo l’accusa fu un uomo esasperato, non un mostro

Per l’omicidio di Rita Talamelli, strangolata nel novembre 2023 dal marito Angelo Sfuggiti, il pubblico ministero Marino Cerioni ha chiesto una condanna a nove anni e quattro mesi di reclusione. Una pena considerata lieve, motivata dal riconoscimento delle attenuanti generiche e della provocazione, ritenute prevalenti sull’aggravante del vincolo coniugale.

Sfuggiti, 70 anni, ex pizzaiolo di Fano, uccise la moglie con un foulard nella loro abitazione di via Montefeltro dopo l’ennesima lite. Poi tentò di togliersi la vita ingerendo psicofarmaci e iniettandosi aria con una siringa. Dopo il gesto, cercò di adagiare il corpo della donna sul letto, le mise un cuscino sotto la testa e le mani congiunte, spiegando in seguito di aver voluto coricarsi accanto a lei, “perché erano anni che non dormivano insieme”.

Durante l’udienza di ieri davanti alla Corte d’Assise di Pesaro, l’avvocata difensore Susi Santi ha sostenuto che non si trattò di un delitto d’odio, ma del crollo di una mente sfinita. Secondo la difesa, l’uomo era vittima da anni di comportamenti violenti e ossessivi da parte della moglie, affetta da un grave disturbo ossessivo-compulsivo. La donna, descritta come ossessionata dall’igiene, passava ore in bagno, sputava sui letti e sui vestiti, picchiava il marito con il bastone della scopa e svuotava cassetti in preda a crisi di rabbia.

Anche i figli, ascoltati in aula, hanno raccontato episodi di forte tensione: la madre avrebbe cercato di accoltellare uno di loro, messo acido muriatico in un panino e psicofarmaci nel caffè. Il giorno del delitto, la lite sarebbe scoppiata perché la donna pretendeva di andare in banca in un orario incongruo. Da lì la colluttazione: lei lo graffiò al volto e lo colpì con calci, lui reagì stringendole il foulard al collo fino a soffocarla.

Per il pubblico ministero quella lite fu la goccia che fece traboccare il vaso, dopo anni di soprusi e isolamento. Cerioni ha descritto Sfuggiti come un uomo apparentemente tranquillo e mite, ma schiacciato da una condizione esasperante. La difesa ha invece insistito sulla fragilità psichiatrica dell’imputato: soffriva di depressione e assumeva antidepressivi da oltre un anno e mezzo. Anche il medico curante, il dottor Massimo Cecconi, poi deceduto, aveva documentato nel tempo il suo stato di prostrazione, ricordando che l’uomo non aveva mai denunciato la moglie per paura che lei finisse in carcere.

La difesa ha chiesto l’assoluzione per vizio totale o parziale di mente, o in subordine la riqualificazione del reato in legittima difesa o in omicidio colposo. Sfuggiti, che non era presente in aula per motivi di salute, si trova ai domiciliari nella stessa casa dove avvenne il delitto. La sentenza è attesa per il 26 novembre.