Cronaca. Rovigo, spara a un ladro in casa: la Procura non indaga, è legittima difesa. Primo effetto della nuova Legge italiana: è scontro politico

Un uomo che ha sparato e ferito un ladro sorpreso all’interno della sua abitazione a Rovigo non sarà indagato. La Procura ha stabilito che la sua reazione rientra nei nuovi canoni della legittima difesa, applicando una normativa che ha subito acceso il dibattito politico nazionale.

La vicenda è stata ricostruita in una nota ufficiale dalla Procuratrice della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato. Secondo quanto accertato, l’uomo si è trovato di fronte a un individuo con il volto coperto da un passamontagna all’interno della sua casa, al buio. Nonostante l’allarme fosse scattato e il proprietario avesse intimato all’intruso di andarsene, avvertendolo di essere armato, il ladro ha proseguito nel suo intento, tentando di colpirlo con un cacciavite. A quel punto, il residente ha sparato con un’arma regolarmente detenuta, mirando a parti non vitali.

Sulla base di questa dinamica, la Procura ha deciso di non procedere per il reato di eccesso colposo di legittima difesa, concentrando le indagini esclusivamente sulla tentata rapina aggravata a carico del malvivente, che è rimasto ferito ed è attualmente ricercato. La decisione si fonda sulla nuova formulazione dell’articolo 52 del codice penale, che considera proporzionata la reazione di chi usa un’arma legittima per difendere la propria incolumità o i propri beni di fronte a un pericolo di aggressione e alla mancata desistenza dell’intruso.

La notizia ha provocato immediate reazioni politiche. La premier Giorgia Meloni ha commentato la vicenda sostenendo che la difesa è sempre legittima. Le ha fatto eco il vicepremier Matteo Salvini, che ha rivendicato il ruolo della Lega nell’approvazione delle nuove norme, definite a tutela dei cittadini per bene.

Nel frattempo, le indagini della Questura di Rovigo proseguono per identificare il ladro in fuga. Durante il sopralluogo nell’abitazione a Grignano, sono stati rinvenuti due cacciaviti. Gli inquirenti ritengono inoltre che l’aggressore non agisse da solo.