Cronaca. Rimini, sfruttamento ed estorsione: 43enne peruviana accusata di gestire un giro di prostituzione trans

Una donna transessuale di 43 anni, di nazionalità peruviana, è stata sottoposta a misure cautelari a Rimini con le pesanti accuse di reclutamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, oltre che di estorsione. I Carabinieri le hanno notificato ieri un’ordinanza che la obbliga a non lasciare il comune di Rimini e a presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, ha fatto luce su un sistema che sarebbe andato avanti dal 2021 al 2024. Secondo l’accusa, la 43enne, residente in Italia da circa vent’anni, avrebbe organizzato l’arrivo a Rimini di sue connazionali transessuali direttamente dal Perù, anticipando loro le spese di viaggio.

Secondo l’accusa, una volta in Italia, le donne contraevano un debito che poteva raggiungere i 10.000 euro. L’indagata forniva loro anche un alloggio in un appartamento a Miramare, un locale di 40 metri quadrati formalmente registrato come deposito e affittato a nome del marito, un 46enne milanese. Questo spazio veniva di fatto utilizzato come casa d’appuntamenti, per la quale le vittime dovevano versare un canone mensile tra i 200 e i 350 euro, oltre a costi aggiuntivi per la pubblicazione di annunci online.

L’accusa di estorsione deriva dalle minacce che la 43enne avrebbe rivolto ad almeno una delle vittime per costringerla a restituire il denaro anticipato per il viaggio. Secondo gli inquirenti, l’indagata si occupava anche di assistere le connazionali nelle pratiche per ottenere i permessi di soggiorno, in alcuni casi riuscendo a far ottenere loro lo status di protezione internazionale. L’ordinanza di misura cautelare è stata emessa dal gip Raffaella Ceccarelli, mentre la donna è difesa dall’avvocato Enrico Graziosi.