Gaza, all’Onu la proposta USA: forza di stabilizzazione con 20mila soldati. Intanto Israele sarebbe pronto a un nuovo attacco in Libano

Mentre all’Onu si aprono i negoziati sulla risoluzione proposta dagli Stati Uniti per Gaza, che prevede l’invio di una forza militare di stabilizzazione, la tensione in Medioriente non accenna a diminuire. La giornata è segnata da nuovi raid israeliani in Libano, dalla chiusura dei valichi per gli aiuti umanitari e da un appello del Papa per la pace.

La proposta americana, ora al vaglio del Consiglio di Sicurezza, prevede il dispiegamento di 20.000 unità con il mandato di utilizzare “tutte le misure necessarie” per garantire la stabilità. Sul fronte diplomatico, Papa Francesco ha incontrato il presidente palestinese Abu Mazen, ribadendo la necessità di una soluzione a due Stati per porre fine al conflitto. In un annuncio separato, Donald Trump ha comunicato che anche il Kazakistan ha aderito agli Accordi di Abramo.

La situazione sul campo resta critica. L’esercito israeliano ha condotto nuovi attacchi contro Hezbollah nel sud del Libano, azioni definite da Unifil una “chiara violazione” della risoluzione 1701. Questa mattina, Israele ha chiuso i valichi di Kerem Shalom e Al-Awja, bloccando l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia. Intanto, ieri sera, due palestinesi sono stati uccisi dalle truppe israeliane in Cisgiordania, vicino a Ramallah, dopo aver lanciato una molotov. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha ordinato all’esercito di distruggere ogni singolo tunnel di Hamas.

In questo contesto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha affrontato anche il tema dell’ecocidio, la devastazione ambientale causata dalle guerre. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, i conflitti lasciano dietro di sé non solo macerie, ma anche terre morte e fiumi inquinati, aggravando l’insicurezza globale. È stato proposto di riconoscere l’ecocidio come un crimine internazionale, al pari dei crimini di guerra.