Cronaca. Truffa sul Superbonus, la Finanza smaschera una frode e sequestra beni per 9 milioni a Imola

Una maxi frode legata al Superbonus 110% è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Imola. L’operazione ha portato al sequestro di beni per nove milioni di euro e alla denuncia di sei persone, smantellando un sistema basato su lavori edilizi fantasma o certificati falsamente. Il valore complessivo della commessa oggetto dell’inchiesta ammonta a 21 milioni di euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Bologna, sono scattate dopo che i finanzieri, durante controlli di routine contro il lavoro nero, hanno notato diversi cantieri edili completamente fermi da tempo tra Imola e Castel San Pietro Terme. Da questi sospetti, gli investigatori sono risaliti a una società appaltatrice con sede in Lombardia, incaricata di eseguire lavori di riqualificazione energetica e sismica su otto condomini a Imola e uno a Castel San Pietro.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la società, con la complicità di alcuni tecnici, avrebbe attestato lavori mai eseguiti, realizzati solo in parte o completati in date diverse da quelle dichiarate. L’obiettivo era generare crediti d’imposta sfruttando le aliquote più vantaggiose del Superbonus, presentando asseverazioni basate su documentazione falsa, che includeva anche firme apocrife. Una volta ottenuti i crediti fiscali dai condomini, la società li monetizzava cedendoli a terzi. Le ispezioni fisiche sui cantieri, condotte con il supporto dell’ufficio tecnico locale, hanno confermato le discrepanze.

Al termine degli accertamenti, sei persone, inclusi due rappresentanti della società lombarda, sono state denunciate per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche. Per due di loro si aggiunge l’accusa di false informazioni in asseverazioni. Il sequestro preventivo ha colpito crediti non ancora utilizzati, conti correnti, quote societarie e un totale di 46 immobili sparsi tra Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Campania.

L’intervento tempestivo delle Fiamme Gialle ha inoltre impedito che il meccanismo fraudolento continuasse a operare. Secondo la Guardia di Finanza, l’operazione ha bloccato la generazione di ulteriori crediti fittizi per i restanti 12 milioni di euro previsti dalle commesse, evitando un danno ancora maggiore per le casse dello Stato.