Dietro l’offerta per l’ex Symbol si muove molto più di un semplice affare immobiliare. L’operazione, se accettata, avrebbe un effetto domino su più fronti: economico, politico e urbanistico.
Per la Banca di San Marino rappresenterebbe la possibilità di valorizzare un bene dormiente da anni, alleggerendo il bilancio da un immobilizzo ingente e difficilmente gestibile. Per la politica sammarinese, invece, significherebbe la concreta riattivazione di un cantiere simbolo dell’immobilismo di un’intera epoca.
Ma il segnare più importante è che a San Marino si può fare business in maniera corretta e osservando tutte le regole: NON SI PUO’ SEMPRE DIRE NO.
Ma il dossier Symbol non è un semplice progetto edilizio. È una partita a più mani, dove entrano in gioco visioni opposte: da un lato chi vede l’arrivo di capitali esteri come una boccata d’ossigeno per l’economia sammarinese (Poco più di 2 milioni sin da subito e circa 5 dei 13 necessari per la riqualificazione ndr); dall’altro chi teme una speculazione travestita da investimento, capace di generare profitti enormi a fronte di un rischio minimo per l’investitore.
Con appena due milioni di capitale proprio sul tavolo, ( e 5 milioni in fase di ristrutturazione e riqualificazione dell’immobile sui 13 preventivati) e un’esposizione bancaria superiore ai venti, l’operazione – dicono alcuni osservatori – potrebbe essere letta come un test della capacità di vigilanza del sistema sammarinese, chiamato a verificare se le garanzie sono realmente solide o solo di facciata.

Sul piano urbanistico, il progetto – se realizzato – cambierebbe radicalmente il volto dell’area di Serravalle: un hotel a cinque stelle, centri benessere, appartamenti di fascia alta, parcheggi e verde privato. Una piccola città nel cuore del Titano, in grado di attirare turismo di livello e nuovi residenti ad alto reddito.
Il rischio, però, è che una pianificazione troppo rapida o una concessione di vantaggi fiscali eccessivi possano alimentare nuove polemiche politiche, soprattutto in un momento in cui il dibattito sul rapporto tra banche, imprese e istituzioni è tornato rovente.
Resta poi un nodo che non può essere eluso: la vicenda dei cosiddetti “Bulgari”, che dovrà essere chiarita fino in fondo. Le eventuali responsabilità andranno accertate con trasparenza e con una presa di distanza immediata e netta da chiunque possa trovarsi in posizione di conflitto d’interessi o sia stato coinvolto, direttamente o indirettamente, nelle vicende oggi oggetto di indagine penale – un’indagine che, com’è noto, si trova doverosamente e giustamente sotto segreto istruttorio (se non addirittura secretata, non ci è dato sapere).
In questo contesto, l’operazione Symbol potrebbe assumere un valore più ampio: un’operazione di sistema, capace di generare ricchezza interna, far crescere la Banca di San Marino e coinvolgere attivamente le ditte e le maestranze sammarinesi, perché la priorità dev’essere che la ricchezza resti nel Paese.
Del resto, la Banca avrà sicuramente bisogno di questa opportunità per liberarsi di un peso storico e tornare a valorizzare l’attivo immobiliare, come ha saputo fare in passato e come, dati alla mano e come da dichiarazioni da più parti, sta facendo anche oggi.
Questa potrebbe essere l’occasione giusta, nel momento giusto, per rafforzare ulteriormente un istituto che resta giustamente un pilastro del sistema finanziario del Titano.
Non si può sempre dire di no.
Marco Severini – direttore GiornaleSM
Leggi anche la prima e la seconda parte:
San Marino. Ex Symbol, qualcosa si muove … di Marco Severini (parte1)











