Da oggi, per milioni di italiani l’accesso ai siti con contenuti per adulti cambia radicalmente. È entrato in vigore l’obbligo di verifica dell’età per gli utenti, una misura introdotta per proteggere i minori che impone alle piattaforme di adottare sistemi di certificazione gestiti da terze parti. La novità, parte del decreto Caivano del 2023, è diventata operativa con un preavviso di soli dodici giorni.
In pratica, chi tenterà di collegarsi a uno dei portali coinvolti non accederà più direttamente, ma verrà reindirizzato a una piattaforma esterna per la certificazione. L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha specificato che la verifica deve garantire il “doppio anonimato”: il certificatore non conosce il sito visitato e il sito non conosce l’identità dell’utente. Sono escluse procedure come SPID o Carta d’Identità Elettronica. Le opzioni includono la stima dell’età tramite un’analisi del volto con intelligenza artificiale, o il caricamento di un documento di identità tramite app dedicate gestite da aziende specializzate.
L’Agcom ha già stilato un primo elenco di 45 piattaforme, tra cui colossi del settore come Pornhub, YouPorn e xHamster, oltre a servizi come OnlyFans. Le sanzioni per chi non si adegua sono severe e possono arrivare a multe di 250 mila euro o all’oscuramento del sito in Italia. Nonostante ciò, alcuni operatori più piccoli potrebbero decidere di ignorare l’obbligo.
Le piattaforme esprimono forte preoccupazione. Un portavoce di xHamster ha lamentato la mancanza di un confronto preventivo, scoprendo la novità dalla stampa. Il timore principale riguarda il crollo degli accessi, con un costo per ogni singola verifica che ricade sui gestori. L’esperienza di altri Paesi, come Francia e Regno Unito, mostra perdite di traffico fino all’80-90%, con utenti che si spostano su siti non regolamentati o utilizzano VPN per aggirare i blocchi.
L’obiettivo della norma è tutelare i minori, ma secondo diversi osservatori l’effetto potrebbe essere controproducente. Spingere gli utenti verso angoli del web meno controllati e privi di moderazione potrebbe aumentare i rischi anziché diminuirli. Resta inoltre il nodo della privacy: nonostante le garanzie sul “doppio anonimato”, la necessità di fornire un’immagine del proprio volto o un documento rappresenta una barriera psicologica per molti. La misura segna l’inizio di una nuova fase nella regolamentazione di internet in Italia, ma restano aperti gli interrogativi sulla sua reale efficacia.











