Cronaca. Delitto di Garlasco, i periti: “Sulle unghie di Chiara Poggi dna misto e incompleto”

Nell’ambito delle indagini del delitto di Garlasco, il dna sulle unghie di Chiara Poggi è incompleto, misto e non identificativo di un singolo individuo. È quanto apprende LaPresse sui risultati genetici dell‘incidente probatorio affidato alla perita della polizia scientifica, Denise Albani, dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’inchiesta dei pm Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza che vede indagato Andrea Sempio per il delitto di Garlasco e l’omicidio di Chiara Poggi.

Impossibile individuare o escludere un soggetto

Attraverso la rilettura dei tracciati elettroforetici sul profilo che i consulenti della difesa di Alberto Stasi e quelli della Procura di Pavia, Carlo Previderè e Pierangela Griognani, ritengono “perfettamente sovrapponibile” al campione, prelevato al commesso di Voghera nel 2016 su una tazzina di caffè, un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua sottratti dall’agenzia investigativa SKP durante le indagini difensive, Albani ha definito il profilo come aplotipo, parziale, misto e non consolidato. Significa che è riconducibile a una linea paterna maschile, ma non può individuare né escludere un singolo soggetto (aplotipo Y); la sequenza è incompleta (parziale); è presente almeno un altro dna maschile ma non è utilizzabile per attribuzioni (misto); e infine le 3 estrazioni, effettuate a Genova nel 2014 dal perito della Corte d’appello bis che condannò Alberto Stasi a 16 anni, il professor Francesco De Stefano, oggi non ripetibili né riproducibili, perché le unghie non esistono più essendo state ‘sciolte’ per essere analizzate, non sono state omogenee e hanno dato risultati incostanti (non consolidato). Il perito non ha al momento aggiunto alcuna valutazione circa la verosimiglianza dell’ipotesi che nei dati possa essere ricompreso anche il profilo aplotipico di Andrea Sempio. Valutazioni che saranno oggetto della relazione finale da consegnata al gip e alle parti al termine dell’incarico e prima della prossima udienza del 18 dicembre.

LaPresse