Il ”genio” Beccari (ed i suoi sodali) saranno ricordati come coloro che avranno distrutto San Marino e aperto agli islamici, con tutto quello che ne consegue. Ecco cosa succederà … di Marco Severini – direttore GiornaleSM

L’idea di replicare per i profughi palestinesi lo stesso schema utilizzato nel 2022 per gli ucraini non è solo un errore di valutazione: è l’ennesima dimostrazione dell’approccio superficiale, politicamente miope e tecnicamente improvvisato del Segretario agli Esteri Luca Beccari.

La narrazione ufficiale tenta di vendere la manovra come un gesto di umanità, come l’estensione naturale di un modello già collaudato. Ma la realtà è completamente diversa, e chi oggi spinge per questa operazione o non ha capito cosa sta facendo o, peggio, ha deciso che la gestione concreta delle conseguenze non sarà affar suo.

A partire proprio da Beccari, che in Aula si è presentato con numeri, slide e una retorica che sembra più un tentativo di giustificare una decisione già presa che un ragionamento strategico. È lo stesso Segretario che per mesi ha ribadito che San Marino è un micro-Stato con risorse limitate, senza case protette, senza alloggi pubblici disponibili e con strutture emergenziali già logorate dalla prima fase dell’accoglienza ucraina. Ed è lo stesso che ora propone di aprire un nuovo fronte, esattamente dove il Paese è più fragile: alloggi, assistenza, welfare, sicurezza. Una contraddizione evidente che si tenta di mascherare sotto il tappeto della “solidarietà”.

Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari

Ma la solidarietà non è un atto di ostentazione politica. È una responsabilità che richiede capacità operative, risorse e soprattutto buon senso. E qui il buon senso viene meno in ogni passaggio. Gli ucraini sono profughi temporanei, provenienti da uno Stato vero, con economia, istituzioni, territori recuperabili. I palestinesi provengono da un’area distrutta e senza prospettive di rientro. Non c’è paragone possibile. Eppure Beccari continua a presentare i due casi come se fossero speculari. È un’operazione intellettualmente disonesta e politicamente rischiosa.

Lo è ancora di più perché la dinamica demografica che ne deriverebbe è chiarissima.

San Marino ha 30.000 abitanti. Chi apre le porte a quaranta palestinesi apre, automaticamente, le porte a centinaia di ricongiungimenti futuri. È successo ovunque, succederà anche qui. Chi finge di non saperlo, mente. Chi continua a minimizzare, sta preparando un danno demografico irreversibile, mascherato da emergenza umanitaria.

Ed è paradossale che proprio quei consiglieri che ogni giorno si riempiono la bocca di “difesa dell’identità”, “territorio limitato”, “equilibri delicati”, oggi si accodino senza fiatare alla linea di Beccari. Sembra che nessuno abbia il coraggio di ricordare che accogliere palestinesi non significherà accogliere quaranta persone, ma aprire un flusso stabile, moltiplicato da tassi di natalità alti e reti familiari enormi. È un dato matematico, non un’opinione. Ma persino la matematica, a Palazzo, è ormai diventata un dettaglio.

Ancora più grave è il tema della sicurezza. Sul fronte ucraino si può verificare ogni nome, ogni documento, ogni precedente. Sulla Palestina no. Non esistono banche dati affidabili, non esistono controlli incrociati, non esistono certificazioni verificabili. Lo sanno tutti, anche in Aula. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo fino in fondo. E quello che sfugge o si finge di non vedere è che non si può escludere, semplicemente perché non si può verificare, che tra le persone selezionate ci siano simpatizzanti, affiliati o soggetti radicalizzati. Gaza è un territorio controllato da Hamas. Questa è la realtà. Non è xenofobia, è geopolitica.

Chi oggi vota questo passaggio sa perfettamente che sta assumendo su San Marino un rischio che nessun altro micro-Stato al mondo si prenderebbe. Eppure, tra ammiccamenti diplomatici, ordini del giorno e voglia di apparire “buoni” davanti alla comunità internazionale, si prepara una decisione che sarà pagata dai cittadini, dai nostri figli e nipoti con una violenza che abbiamo già visto altrove e che non colpirà chi firma questa decisione.

Guardiamo quello che succede dappertutto! Potrebbe succedere anche qui e noi non abbiamo una struttura di polizia e militare per fermare tutta questa violenza.

FERMATEVI E RIFLETTETE PRIMA DI APRIRE IN QUESTO MODO. VE LO CHIEDONO I VOSTRI FIGLI E LE VOSTRE FIGLIE, COSI’ COME LE VOSTRE NIPOTI ED I VOSTRI NIPOTI CHE SARANNO OGGETTO DI VIOLENZA. 

L’Aula, invece di fare ciò che sarebbe normale in qualsiasi parlamento serio, cioè una valutazione dei rischi, dei costi, delle conseguenze, sta trasformando una questione delicatissima in una passerella politica. E il suddito europeo Luca Beccari è bravissimo in questo. 

C’è poi l’aspetto economico e logistico. Chi approverà questa scelta sa perfettamente che a San Marino ci sono famiglie sammarinesi che non trovano casa, giovani che devono emigrare, nuclei fragili che attendono risposte da anni. E sa che il Paese non ha un solo alloggio pubblico libero. Lo sanno tutti, lo ripetono continuamente in campagna elettorale, ma quando si tratta di accogliere nuovi residenti stranieri, improvvisamente le case saltano fuori, i soldi saltano fuori e la capacità di accoglienza, prima inesistente, diventa magicamente infinita. È un teatrino ipocrita che danneggia i sammarinesi e mina credibilità e coerenza delle istituzioni.

E c’è anche un altro punto, ancora più pesante: non si può fare carità con le case, i soldi e la sicurezza degli altri. Se il governo vuole aiutare davvero la popolazione palestinese, deve finanziare progetti sul posto, sostenere ONG affidabili, appoggiare corridoi umanitari sanitari in Italia e nelle aree limitrofe. È la soluzione più logica, più efficace e più rispettosa sia per chi soffre sia per chi vive sul Titano.

La verità è che questa decisione non è umanitaria: è politica e probabilmente è stata chiesta da questa Europa a Beccari.

È una mossa di facciata che scarica sulle spalle dei cittadini un peso che un micro-Stato non può sostenere. Ed è inquietante vedere una fila di consiglieri che, anziché alzare la mano e dire “fermiamoci”, scelgono di seguire Beccari verso un terreno scivoloso, dove le conseguenze non saranno rimediabili ed è giusto che di questi vengano resi pubblici i nomi e cognomi perchè ritenuti i veri responsabili dell’inizio del nostro declino.

Gli ucraini non sono i palestinesi.
Non lo sono per storia, per cultura, per contesto, per prospettiva, per integrazione, per rischi, per impatto.
Confondere i due scenari non è ingenuità: è irresponsabilità politica.

E oggi, in Aula, si sta giocando esattamente quella partita: scegliere se ragionare da Paese serio o seguire l’ennesima avventura ideologica senza valutare le ricadute reali. San Marino deve aiutare, certo. Ma deve farlo con pragmatismo, non con leggerezza. La solidarietà non è accendere un faro e poi sperare che vada tutto bene. La solidarietà vera è investire dove l’aiuto produce il massimo effetto senza destabilizzare il Paese.

Chi voterà questa operazione si assumerà una responsabilità enorme, che non potrà più cancellare. E soprattutto dovrà spiegare ai sammarinesi perché l’accoglienza diventa prioritaria quando riguarda stranieri, ma improvvisamente impossibile quando riguarda loro.

Marco Severini – direttore GiornaleSM