Il Segretario (ministro) di Stato agli Esteri di San Marino Luca Beccari sta trascinando San Marino su un crinale pericoloso, con la stessa leggerezza del giocatore che punta tutto alla roulette sperando nella buona sorte.
E il quadro politico non aiuta: un arco parlamentare (mai così lontano dalla popolazione) che non conosce davvero i contenuti dell’Accordo di Associazione, ma che per restare allineato alla linea governativa, o magari per tenersi aperto uno spiraglio in caso di crisi di governo, sceglie comunque di fidarsi e seguirlo, anche se la traiettoria è chiaramente quella del burrone.
La decisione di procedere con una ratifica unilaterale e anticipata dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, senza attendere la votazione dei Parlamenti dei 27 Stati membri, espone il Paese a un rischio che nessun governo razionale accetterebbe.
È un azzardo politico che mette in gioco tutti gli accordi esistenti con la UE, e il paradosso è che, qualora anche un solo Stato europeo esprimesse un diniego, San Marino si ritroverebbe svuotata di ogni protezione giuridica: zero accordi vecchi, zero accordi nuovi, zero ancore di salvataggio.
PAZZIA PURA
Il problema è che la narrazione ufficiale sammarinese continua a ripetere che tutto è pronto, che il percorso è chiaro, che Bruxelles è allineata. Ma la realtà emersa negli ultimi giorni, grazie soprattutto alle informazioni provenienti da Andorra, racconta tutta un’altra storia. Il giornalista Joel Picón de La Velliure ha pubblicato un articolo che fotografa perfettamente il contesto e mostra come la partita sia tutt’altro che chiusa. È utile riportarlo integralmente, perché aiuta a capire quali siano davvero le forze in campo e quanto sia fragile il castello costruito dalla Segreteria agli Esteri.
Traduzione dell’articolo di Joel Picón
San Marino diu que aplicarà provisionalment l’acord amb la UE la pròxima primavera
https://www.laveulliure.ad/ca/article/san-marino-aplicara-provisionalment-lacord-amb-la-ue-la-proxima-primavera
La settimana che comincia a San Marino si prevede di grande intensità politica, con vari temi chiave sul tavolo del Consiglio Grande e Generale, molti dei quali con impatto diretto su Andorra, che condivide con il Titano il processo di integrazione nel mercato unico europeo.
Il dossier europeo rimane il più rilevante. Secondo quanto spiegato dal Segretario di Stato agli Affari Esteri, Luca Beccari, citando il Commissario Europeo Maros Sepcovic, la firma dell’Accordo di Associazione è prevista per quest’anno, con entrata in vigore nella primavera.
La costituzione andorrana non permette l’applicazione provvisoria.
Beccari ha aggiunto che la nota inviata a fine ottobre da Emmanuel Macron a San Marino e Andorra rispondeva a una lettera dei due piccoli Stati, e che la posizione francese, più favorevole alla via mista, è coerente con la sua tradizione negli accordi con l’UE.
Fonti mediatiche sammarinesi affermano che la natura dell’accordo non influirà sulle tempistiche di entrata in vigore per San Marino. Per Andorra, invece, la costituzione impedisce l’applicazione provvisoria degli accordi con clausole di questo tipo, rendendo impossibile un’attivazione immediata.”
Questo articolo, letto senza i filtri del marketing politico sammarinese, dà la misura del problema.
Non è vero che tutto è definito.
Non è vero che la natura dell’accordo sia indiscussa. Non è vero che si possa procedere a cuor leggero.
La Francia, e lo ha scritto Macron a chiare lettere, è tutt’altro che convinta. A mio avviso Parigi ha interessi diretti nel bloccare o rallentare l’accordo: da un lato vuole tutelare le entrate doganali di Andorra, dall’altro prepara il terreno al prossimo confronto tra UE e Montecarlo. Per questo la posizione francese spinge con decisione verso un accordo misto, che obbliga alla ratifica dei singoli Parlamenti nazionali e rende l’intero percorso molto più incerto.
E se un solo Parlamento vota contro, l’accordo salta.
È qui che l’azzardo diventa evidente: Beccari vuole ratificare prima che i 27 parlino. Ma se uno di quei 27 dirà no, San Marino, a causa della ratifica anticipata, avrà già mandato in soffitta gli accordi esistenti e si ritroverà a mani vuote. ASSURDO!
La situazione di Andorra rende ancora più evidente la fragilità del quadro. Gli andorrani non possono nemmeno applicare provvisoriamente il trattato a causa della loro Costituzione. Eppure, nonostante questo vincolo tecnico, nessuno sta correndo ad approvare il testo in modalità unilaterale anzi celebreranno il referendum il prossimo anno!
A San Marino, invece, si accelera a testa bassa come se il rischio non esistesse. Una postura che appare più politica che strategica, più orientata alla propaganda che alla protezione degli interessi del Paese.
Il tema non è essere pro o contro l’accordo con la UE, anche se io sono totalmente contro spiegandone più volte i motivi.
Il tema è la tempistica. È la responsabilità. È la necessità di proteggere la continuità degli accordi esistenti, che verrebbero cancellati automaticamente nel momento stesso in cui San Marino ratifica il nuovo testo senza attendere gli altri.
È un passaggio irreversibile: se l’UE o un singolo Stato nega il via libera, non solo viene stracciato il trattato appena ratificato, ma salta anche tutto ciò che avevamo prima.
Una follia. Una leggerezza istituzionale che raramente si è vista in Repubblica.
Il negoziato condotto in segretezza per anni, le informazioni centellinate, le versioni continuamente aggiustate, l’idea del “ce lo chiede l’Europa” brandita per giustificare ogni forzatura, tutto questo oggi si traduce in un rischio concreto: perdere ogni appiglio giuridico e commerciale con Bruxelles per la fretta di voler intestarsi un risultato politico. È un problema di metodo e di sostanza.
È il Paese che rischia, non la carriera già peraltro sembrerebbe giunta alla fine di un pessimo Segretario di Stato agli Esteri che denigra i sammarinesi.
Occorre fermarsi. Occorre capire bene. Occorre attendere il responso dei singoli Stati europei. Solo così si evita un errore irreversibile che vedrebbe come responsabili tutti coloro che lo voteranno.
Qui non si gioca solo con un accordo, ma con la tenuta economica, istituzionale e diplomatica del nostro Paese.
Se la maggioranza vuole ancora bene alla Repubblica, questa corsa va interrotta immediatamente.
Prima che a forza di accelerare si finisca fuori strada. E, soprattutto, prima che ci si ritrovi senza alcun accordo con la UE, per colpa di un azzardo inutile e pericoloso.
In uno scenario come quello prospettato ovvero di default o di crisi istituzionale causata da scelte politiche sbagliate, quelle di Beccari e di tutta la politica parlamentare quando il popolo è totalmente contro, San Marino rischierebbe di trovarsi senza accordi con la UE, senza appoggi esterni e senza margini negoziali. Ed è in quei vuoti di potere che la storia insegna che i piccoli Stati possono finire assorbiti da quelli più grandi. È già accaduto in passato: la Scozia fu inglobata nell’Inghilterra anche per via dei debiti contratti. Pensare che questo non possa mai accadere anche a noi è un atto di ingenuità imperdonabile.
Facciamo attenzione se davvero vogliamo davvero bene al nostro paese, al nostro benessere ed alle nostre famiglie.
Possiamo perdere tutto!
Marco Severini – direttore GiornaleSM












