Svolta storica oggi, martedì 18 novembre, al Palazzo di Vetro, dove il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione proposta dagli Stati Uniti per un piano di pace a Gaza. Il testo è stato adottato con 13 voti favorevoli e l’astensione di Russia e Cina, superando al primo tentativo il rischio di veto. La risoluzione approva il piano promosso dal presidente Donald Trump e autorizza il dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione con il compito di disarmare Hamas.
Il successo della risoluzione è stato possibile grazie a un intenso lavoro diplomatico. Inizialmente, Mosca e Pechino sembravano orientate a bloccare il testo, con la Russia che aveva presentato una bozza alternativa che non menzionava né la smilitarizzazione di Gaza né il “Board of Peace” previsto per l’amministrazione transitoria. Tuttavia, il forte sostegno alla proposta americana da parte di importanti Paesi arabi e musulmani, tra cui Qatar, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, e soprattutto l’appoggio della stessa Autorità Palestinese, ha reso politicamente difficile un veto. Per facilitare il voto, la bozza è stata rinegoziata, includendo un riferimento a un “percorso credibile” verso la statualità palestinese, condizionato a riforme e alla ricostruzione.
Le reazioni all’approvazione sono state immediate e polarizzate. Il presidente americano Donald Trump ha commentato la notizia definendola un momento di portata storica e una delle più grandi approvazioni nella storia dell’ONU, destinata a portare ulteriore pace nel mondo. L’ambasciatore americano all’ONU, Mike Waltz, ha ribadito il concetto, parlando di un’opportunità per una pace duratura. Anche Israele ha espresso plauso per gli sforzi di Trump, sostenendo che la smilitarizzazione completa di Gaza porterà a una maggiore integrazione regionale e a un’espansione degli Accordi di Abramo.
Di tenore opposto la reazione di Hamas e di altre fazioni palestinesi, che hanno respinto la risoluzione definendola un passo pericoloso verso l’imposizione di una tutela straniera e un attacco al diritto alla resistenza. Anche sul fronte israeliano, nonostante l’appoggio ufficiale, permangono tensioni. Il premier Benyamin Netanyahu, sotto la pressione della destra del suo governo, ha ribadito la sua contrarietà a uno Stato palestinese, promettendo di smilitarizzare Gaza in ogni caso. Nel frattempo, la situazione sul campo resta tesa, con violenti scontri in Cisgiordania tra coloni e forze di sicurezza durante l’evacuazione di un avamposto illegale.
L’approvazione della risoluzione segna dunque un importante punto di svolta diplomatico, che apre la strada alla fase due del piano di pace dopo la tregua e lo scambio di prigionieri. Tuttavia, la sua attuazione si preannuncia complessa e piena di ostacoli, a fronte delle posizioni diametralmente opposte dei principali attori coinvolti e della persistente instabilità sul terreno.












