Milano. Appello Pivetti: il pm chiede la conferma della condanna. In aula il legale Filippo Cocco contesta punto per punto il verdetto di primo grado

La partita giudiziaria di Irene Pivetti entra nel suo snodo critico. Davanti alla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Milano, il pm Giovanni Tarzia, applicato alla Procura generale, ha messo sul tavolo una richiesta chiara e senza sfumature: confermare in toto la condanna di primo grado a 4 anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio.

Il perimetro dell’accusa è noto: una serie di operazioni commerciali del 2016 da circa 10 milioni di euro, incentrate sulla compravendita di tre Ferrari Granturismo. Secondo l’impostazione dell’ufficio requirente, quella triangolazione avrebbe funzionato come schema per riciclare proventi ritenuti frutto di violazioni fiscali. Da qui anche la richiesta di conferma della confisca da oltre 3,4 milioni, già disposta dal Tribunale il 26 settembre 2024.

Non è tutto. Il pm ha domandato di confermare anche le condanne a 2 anni (pena sospesa e non menzione) per il pilota ed ex campione Granturismo Leonardo “Leo” Isolani e per la moglie Manuela Mascoli, anche loro coinvolti nell’operazione.

Ma il cuore dell’udienza di ieri mattina è stato soprattutto lo spazio dedicato alla difesa. L’avvocato Filippo Cocco, storico legale della Pivetti (nella foto entrambi), ha fatto un intervento chirurgico, tecnico, asciutto, improntato alla linearità dei fatti,  contestando uno per uno gli elementi su cui la sentenza di primo grado ha costruito l’impianto accusatorio.

Cocco ha rimesso al centro un punto chiave: “Negli atti non c’è una prova, nemmeno una, che dimostri la responsabilità della mia assistita”, ha sostenuto, evidenziando come il Tribunale, a suo giudizio, abbia “letto” le operazioni commerciali come un teorema, non come dati oggettivi.
Secondo la difesa, l’impostazione accusatoria collassa proprio sulla mancanza di un link provato tra la movimentazione economica e un presunto illecito fiscale a monte. Zero presunzioni, zero speculazioni: questa la linea dell’avvocato Cocco, che ha chiesto senza esitazioni l’assoluzione piena.

La stessa Pivetti, presente in aula come in tutte le udienze, ha ribadito ancora una volta la sua innocenza.
Ora la palla passa ai giudici d’appello: sentenza attesa per dicembre, in un dossier che, numeri alla mano, resta ad altissima tensione reputazionale e giudiziaria.

Un caso che non riguarda solo una vicenda tributaria, ma un intero modello di operazioni commerciali e di lettura dei flussi finanziari. Il 10 dicembre, data della lettura della sentenza, si capirà se il Tribunale aveva colto correttamente la rotta o se la Corte riterrà valide le argomentazioni, molto strutturate e ben argomentate, avanzate dall’avv. Filippo Cocco, ieri vero protagonista della fase difensiva.

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