Riforma IGR: dove starebbe l’equità? … di ”Un lettore (non sprovveduto)”

Missione compiuta. La riforma IGR voluta dal Governo – redatta, peraltro, delegando a vari consulenti esterni pagati con denaro pubblico il compito di individuare nuove leve fiscali – è stata promulgata. Gli spazi promozionali diffusi in questi giorni la descrivono come una manovra “bella, necessaria ed equa”. In realtà siamo davanti a un intervento raffazzonato, che non corregge le distorsioni storiche del sistema e continua a colpire sempre gli stessi contribuenti: chi vive di reddito fisso e chi ha costruito i propri risparmi con strumenti finanziari.

L’aumento della tassazione sulle rendite, l’ombra dell’IRA FE (nata per forzare la “fiducia” verso il sistema bancario sammarinese) e l’assenza di una reale revisione del prelievo su patrimoni rilevanti disegnano una riforma che non tocca minimamente le vere sacche di capacità contributiva.

La domanda è semplice: dov’è l’equità?

È noto a tutti – Paese piccolo, dinamiche trasparenti – che a San Marino esistono soggetti con patrimoni immobiliari imponenti: seconde case, terze case, interi pacchetti immobiliari intestati a società create con l’unico scopo di abbattere l’imposizione. Questo assetto consente oggi a molti di sfuggire a una tassazione proporzionata, mentre il mercato degli affitti esplode anche per queste distorsioni strutturali.

Al contrario, chi possiede solo la prima casa è già tutelato e nessuno mette in discussione questa tutela. Ma continuare a scaricare il peso fiscale solo su lavoratori, pensionati e piccoli risparmiatori – peraltro dopo anni di inflazione alta e stipendi non adeguatamente rivalutati – è semplicemente iniquo.

Se l’obiettivo del Governo era reperire nuove risorse, le direttrici corrette erano altre:
– grandi debitori, monofase in primis;
– evasione ed elusione delle numerose società che non dichiarano redditi;
– grandi patrimoni immobiliari detenuti da pochi soggetti.

Solo dopo si poteva valutare una riforma parziale dell’IGR, davvero equa e proporzionale.

Il Governo difende il provvedimento come utile per investimenti, riduzione del debito e nuove infrastrutture. Tuttavia, colpisce la cura con cui si è evitato di toccare gli interessi dei proprietari dei patrimoni immobiliari più consistenti. Eppure, se si vuole parlare seriamente di equità e capacità contributiva, è evidente che questi soggetti potrebbero sopportare senza difficoltà un minimo adeguamento dell’imposizione.

“A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende.”

Un lettore (non sprovveduto)