NOTA PER I LETTORI.
Le immagini dell’attacco – molto forti e adatte a un pubblico avvisato – sono riportate in fondo all’articolo.
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Notte di sangue nelle campagne di Domagnano, in prossimità del campo di calcio.
Nell’allevamento amatoriale del sig. Marino Fabbri, dei predatori hanno scavalcato la recinzione e massacrato quattro capre gravide, sbranandole e lasciando le carcasse parzialmente mangiate all’interno del recinto.
L’attacco è avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Il branco avrebbe superato con facilità la barriera, penetrato nel perimetro e colpito delle capre, tutte prossime al parto. Queste sono state trovate al mattino in condizioni devastanti, un impatto difficile da descrivere anche per lo stesso allevatore.
Si tratta di una perdita economica pesante: quattro gravide significano non solo la perdita della madre, ma anche quella dei piccoli. E la ferita morale è ancora più profonda, perché colpisce il lavoro quotidiano di chi mantiene viva una tradizione agricola e presidia il territorio con dedizione e sacrificio.
L’episodio riporta al centro il tema della sicurezza nelle attività agricole e zootecniche. I predatori non sono più presenze occasionali nelle aree rurali: sempre più spesso si spingono vicino alle case e alle strutture, mostrando un livello di confidenza preoccupante. È evidente che la situazione richiede una riflessione seria su come conciliare la tutela della fauna selvatica con la protezione degli allevamenti, perché non può esistere convivenza sostenibile se il prezzo è quello di stragi notturne come questa.
Il caso Fabbri dimostra che le recinzioni attuali non bastano e che serve un approccio più strutturato ed efficace. La realtà di chi lavora con gli animali non può essere lasciata sola davanti a predatori che hanno ormai imparato a muoversi anche a ridosso dei centri abitati.
Le immagini dell’attacco – molto forti e adatte a un pubblico avvisato – sono riportate in fondo all’articolo.















