San Marino. Le Giunte lanciano un segnale: fiducia in caduta libera per Governo e DC. All’indice Luca Beccari, Accordo UE e accoglimento palestinesi … di Marco Severini

San Marino. Le elezioni delle Giunte di Castello non sono un episodio locale: sono diventate il primo vero termometro politico dell’aria che si respira nel Paese. E il segnale è arrivato forte: la linea del Governo non convince più, e una parte consistente dei sammarinesi sta iniziando a prenderne le distanze in modo evidente.

Il primo dato macroscopico è la disaffezione pesantissima verso questa tornata elettorale. La partecipazione è crollata e già negli altri anni non era altissima, e quando i cittadini scelgono di non votare non stanno “disertando” un appuntamento amministrativo stanno esprimendo un giudizio. È un messaggio diretto e semplice ovvero: “non ci rappresentate più, non crediamo più a ciò che dite e a come governate”.

Ma c’è un altro elemento che pesa ancora di più: dove la Democrazia Cristiana era presente nelle liste in posizione dominante, ha perso nonostante alcune candidature di livello ed altre interessanti. E questo nonostante la lettera del Segretario politico Giancarlo Venturini, un testo emotivo, accorato, strategico ma subito contestatissimo sui social, percepito come una mossa disperata più che come una mobilitazione convincente.

Il terreno sotto i piedi del partitone si è assottigliato perché la popolazione non giudica più le parole, ma le scelte concrete degli ultimi anni. E lì si apre una voragine e potrebbe favorire la creazione di nuovi partiti o movimenti più vicini alla gente.

Il malcontento nasce su due fronti principali che hanno inciso profondamente sul voto.

Il primo è la gestione dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea. L’operato di Luca Beccari è ormai associato, nella percezione comune, a una conduzione opaca, chiusa, spocchiosa e poco trasparente. L’idea che circola nel Paese è molto chiara: molti aspetti dell’accordo non sono stati spiegati a fondo, se non da GiornaleSM, e alcuni sono stati letteralmente blindati, come il contenuto dell’addendum. Il risultato è stata una perdita di fiducia che oggi è tangibile. L’avversione verso Beccari e la sua gestione è ormai diventata quasi un dato sociale, e trascina con sé la DC, che paga lo scotto di aver sostenuto, coperto e accompagnato questa linea.

Il secondo fronte è la scelta, giudicata improvvisata, intempestiva e politicamente incomprensibile, di aprire all’accoglienza dei profughi palestinesi. I social sono stati un terreno di scontro immediato: la decisione non è stata gradita, non è stata compresa e ha creato una frattura netta, la percezione è che il Governo si sia mosso senza prudenza, quasi senza valutare l’impatto emotivo sul Paese, già scottato da anni di scelte complesse e divisive. L’estrema maggioranza dei cittadini sammarinesi è palesemente e fortemente contraria.

La somma di questi fattori ha portato a un risultato che non può essere sottovalutato.

La Democrazia Cristiana esce da queste elezioni indebolita, ferita, e con il proprio storico elettorato spaccato. Una parte ha votato alternative, un’altra, più importante, ha scelto di non votare affatto pur di non avallare una linea ritenuta distante, poco rispettosa e percepita come tecnocratica, non politica.

Il problema è strategico: il Governo ha perso il contatto con i sammarinesi, e molti di questi stanno già dicendo che non rivoteranno più questa maggioranza. 

C’è la percezione che le decisioni degli ultimi anni siano state prese senza tener conto della volontà popolare, con l’idea che “prima si decide e poi si spiega”. E questo modello decisionale, in Repubblica, non funziona. Non ha mai funzionato.

Le Giunte di Castello, e i loro risultati, non sono una parentesi: sono un avviso.
Se non cambierà il modo di governare, se non si recupererà trasparenza sull’accordo UE, se non si farà un referendum prima che l’accordo sia ratificato e se non si smetterà di prendere decisioni che il Paese percepisce come forzature, le prossime elezioni politiche potrebbero sancire ciò che sta già emergendo:
una perdita di fiducia profonda e strutturale verso la DC, che potrebbe perdere il suo vecchio ruolo di guida del paese, e verso l’intero esecutivo. 

E questa volta non basteranno lettere, appelli o comunicati a invertire la rotta.
La politica, oggi, deve tornare a parlare ai sammarinesi. E soprattutto deve tornare ad ascoltarli, cosa che recentemente non fa.

Marco Severini – direttore GiornaleSM