Lutto nel mondo della cultura romagnola e nazionale. Si è spento all’età di 94 anni Osvaldo Piraccini, figura cardine del panorama figurativo contemporaneo e tra i massimi interpreti dell’arte novecentesca. La notizia della scomparsa, diffusa oggi, giovedì 27 novembre, ha suscitato immediata commozione a Cesena, città natale dell’artista e teatro della sua lunga e prolifica attività creativa.
In un comunicato diffuso dall’Amministrazione comunale, il sindaco Enzo Lattuca ha espresso il cordoglio della città per la perdita di un uomo che ha saputo raccontare l’esistenza attraverso la pittura. “Con la morte di Piraccini Cesena perde uno dei suoi più grandi interpreti, tra i maggiori esponenti della pittura figurativa e neorealista del secondo dopoguerra”, ha dichiarato il primo cittadino. Nato nel 1931, Piraccini si impose sulla scena artistica già dagli anni Cinquanta con uno stile “profondamente esistenzialista”, capace di evolversi mantenendo una coerenza rara tra la produzione giovanile e quella matura.
Dalla sua casa-laboratorio di via Sacchi, l’arte di Piraccini ha viaggiato ben oltre i confini regionali, ottenendo riconoscimenti in tutta Italia soprattutto tra gli anni Sessanta e Settanta. Un legame, quello con la sua terra, che l’amministrazione ha voluto suggellare nel 2019 conferendogli il Premio Malatesta Novello, la massima onorificenza cittadina. “Ricordiamo ancora con emozione quella serata e le parole di gratitudine che il maestro rivolse alla città”, ha ricordato Lattuca, sottolineando come le sue opere abbiano portato “un’immagine intensa e autentica” di Cesena nel mondo.
L’eredità di Piraccini resta ora custodita nei luoghi simbolo della comunità, come un museo diffuso che ne celebra la memoria. I suoi lavori sono parte integrante del patrimonio pubblico: dalla grande tela “Le lame di Civorio” nella Sala Nera del Palazzo comunale alla “Veduta dell’Abbazia del Monte” in Pinacoteca, fino alle opere del “periodo grigio” alla Biblioteca Malatestiana. Testimonianze della sua versatilità si trovano anche nel Cimitero Urbano, con il pannello figurato del 1982, e nell’ingresso della Scuola Media Tito Maccio Plauto, segni tangibili di un dialogo con la città destinato a durare nel tempo.














