Cronaca. Cesenatico, scontro in discoteca: diciannovenne di colore respinto denuncia “razzismo”. La proprietà si difende citando la sicurezza

Accuse pesanti e versioni contrastanti accendono il dibattito sulla riviera romagnola, dove un ragazzo italiano di diciannove anni, di origini africane, ha segnalato di essere stato bloccato all’entrata di una discoteca di Cesenatico. L’episodio, avvenuto lo scorso fine settimana tra sabato e domenica, è sfociato in una denuncia pubblica da parte del giovane, il quale sostiene di essere stato vittima di discriminazione basata sul colore della pelle.

Secondo la ricostruzione fornita dal diciannovenne e ripresa dalla stampa locale, il ragazzo aveva regolarmente acquistato il biglietto per assistere all’esibizione di un artista rap. Dopo aver atteso in fila per circa un’ora e mezza, al momento dell’ingresso si sarebbe visto sbarrare la strada da un addetto alla sicurezza. La motivazione riferita dal giovane sarebbe stata esplicita e discriminatoria, con un presunto divieto di accesso rivolto agli stranieri.

La situazione ha richiesto l’intervento sul posto dei Carabinieri di Cesenatico, allertati anche dalla madre del ragazzo giunta presso il locale. I militari hanno provveduto all’identificazione dei presenti e alla raccolta delle prime testimonianze, trovandosi di fronte a ricostruzioni dei fatti divergenti. La famiglia del giovane, assistita da legali, non esclude ora di procedere per vie legali, sia in sede civile che penale, per fare luce su quanto accaduto.

Diametralmente opposta la posizione del gestore della discoteca, il quale respinge con fermezza ogni accusa di razzismo. Il titolare ha spiegato che la serata era frequentata da un pubblico molto giovane, inclusi minorenni, circostanza che imponeva controlli particolarmente rigidi all’ingresso. La selezione, secondo la direzione, mirava esclusivamente a tutelare la sicurezza interna, impedendo l’accesso a persone già in stato di ebbrezza o note per precedenti comportamenti problematici.

A sostegno della propria tesi, la proprietà del locale ha evidenziato come all’interno fossero presenti numerosi altri ragazzi di colore, fatto che smentirebbe una politica di discriminazione razziale. In merito alla specifica frase che sarebbe stata pronunciata dal buttafuori, il gestore ha precisato che, qualora fosse confermata, la responsabilità ricadrebbe sull’agenzia di sicurezza esterna, che è già stata contattata per chiarire le dinamiche dell’interazione tra l’operatore e il cliente.